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Inquinamento e rischio mortalità: cosa insegna il grande inquinamento di Londra del 1952


Articolo postato il: 06/12/2012
Autore: Enrico Engelmann

Come abbiamo illustrato nell'articolo Morti per inquinamento: danno i numeri! (qui i numeri: Morti causati da inquinamento sulla stampa), i giornali forniscono numeri di presunti morti da inquinamento assolutamente discordanti e privi di fondamento e non mancano mai di dipingere la situazione attuale a Milano con toni assolutamente e ingiustificatamente allarmistici.
In effetti, in passato si sono verificati realmente casi molto gravi di inquinamento atmosferico, in grado di provocare repentini e forti aumenti di mortalità.
Uno dei casi più famosi è quello del Grande Inquinamento di Londra nel 1952. Il caso in questione viene dettagliatamente descritto (anche dal punto di vista dei fattori meteorologici che ne permisero l'instaurarsi) sul sito web del Centro Meteo Lombardo: Londra, 1952 - The Great Smog.
Altre pagine a riguardo: Great smog of December 1952, Air quality e AIR QUALITY IN THE UK.
Dall'analisi dei numeri storicamente accertati relativi a tale evento e agli effetti che provocò tale caso di inquinamento estremo, vogliamo provare anche noi ad ottenere una stima del “rischio di mortalità da inquinamento”. Faremo riferimento all'aumento immediato di rischio di morte, quello a cui fanno riferimento solitamente i numeri che vengono presentati sui giornali.
Dal nostro punto di vista, quello che è più interessante sono i numeri relativi ai morti in eccesso rispetto al normale: il picco di mortalità si ebbe con 900 morti al giorno, contro ca. 270 nei giorni normali. Picchi di mortalità, questi, corrispondenti a picchi di inquinanti estremamente alti.
Purtroppo le fonti non sono concordanti sui valori raggiunti, neanche a livello di ordine di grandezza.
L'eccesso di polveri e di diossido di zolfo arrivò a 30-30000 e 16-14000 volte, rispettivamente, a seconda della fonte. I numeri più citati sono comunque quelli intermedi, ovvero 4500 e 3800 microgrammi per metro cubo, rispettivamente. In effetti, le cifre più alte appaiono poco credibili, alla luce del fatto che concentrazioni di SO2 di 1,8 grammi per metro cubo non sono tollerabili neanche nel breve periodo.
Di seguito faremo riferimento a tali valori intermedi.
Si può provare a fare il seguente semplice conto. Un aumento da 270 a 900 morti corrisponde ad un aumento della mortalità di 3,3 volte circa. Tale aumento fu l'effetto di un eccesso di circa 450 unità da 10 microgrammi per metro cubo. Assumendo che l'aumento di rischio non sia additivo ma moltiplicativo, risolvendo l'equazione 3,3 = x ^ 450 si ottiene l' aumento di mortalità per un eccesso di 10 microgrammi per metro cubo di polveri rispetto al limite di legge (che poi, nel conto, per semplicità abbiamo posto a 0). x risulta essere pari a 1,0026. In altre parole, ad ogni aumento delle polveri sottili di 10 microgrammi per metro cubo la mortalità aumenterebbe dello 0,26%.
Si potrebbe però obiettare che il rischio di morte aumenti in maniera lineare, ovvero che è 3,3 = 450 * x
In tal caso si ottiene x = 0,007, che, percentualmente, equivale a 0,7%.
Tale ultimo numero sembrerebbe in linea con quanto scritto su alcuni articoli sui giornali.
In realtà bisogna considerare due punti:
  • Tale valore non tiene in nessun conto il fatto che anche il diossido di zolo era presente in larghissimo eccesso. E tale composto è sicuramente tossico, in quanto in presenza di acqua reagisce a formare acido solforico, specie molto aggressiva e dannosa, In più bisognerebbe tenere anche conto dell'effetto sinergico, dato l'effetto di due sostanze dannose presenti in contemporanea è sicuramente maggiore della somma dei loro effetti quando esse sono presenti separatamente.
  • Un effetto lineare è poco verosimile nel caso di sistemi viventi. Di regola l'effetto di un fattore dannoso aumenta in maniera sovralineare, all'aumentare dell'effetto, e una curva esponenziale lo descrive meglio di una retta.
E quanti sarebbero stati i morti, se al contrario fossero corretti i numeri che danno i giornali? Il conto è presto fatto. Se fosse vero che ogni 10 microgrammi per metro cubo in eccesso di polveri il rischio aumentasse dell'1%, come si legge sui giornali, a Londra i morti in un giorno avrebbero dovuto arrivare a 24000 per un aumento di rischio esponenziale, e 1500 per un aumento di rischio lineare. Numeri percò in eccesso. Anche senza considerare il diossido di zolfo, che invece, nella realtà era presente a concentrazioni altissime. Va detto che gli effetti del diossido di zolfo sono noti: ad esempio Pagina dal sito La Mia Aria. A Milano, al contrario, il diossido di zolfo è virtualmente assente.
I numeri presentati sui giornali, riferiti ad una situazione come quella di Milano, dove l'unico inquinante a salire sopra il valore massimo consentito con regolarità è il pm10, rappresentano perciò stime sicuramente largamente sovrastimate. Tale conclusione ben si accorda con il fatto che i numeri che vengono forniti per i cosiddetti morti da smog sono assolutamente discordanti, dimostrando che la mortalità in eccesso, per concentrazioni di inquinanti come quelle che si osservano a Milano, (ammesso che essa sia realmente non nulla) è in pratica non separabile dalle fluttuazioni casuali.
Ora, qualcuno potrebbe obiettare che quelli sopra sono semplici conti da salumiere, mentre i numeri che compaiono sui giornali sono frutto di analisi raffinate. In realtà, quello che sanno tutti coloro che si intendono un po' di analisi dei dati, è che un modello raffinato e complesso non serve assolutamente a nulla, se i dati di partenza che si inseriscono in esso sono incerti e soggetti ad un grande margine di errore.
Al contrario, il nostro conto della serva non è soggetto a grandi errori, perché il fenomeno da cui si attingono i dati di partenza è stato talmente macroscopico ed estremo, da rendere le fluttuazioni casuali del tutto irrilevanti, rispetto alle deviazioni dai valori medi nei giorni normali.


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