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AREA C/ Una class action per abbattere la "città murata" di Pisapia

Articolo del: 16/01/2012
Autore: Pietro Vernizzi

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“L’Area C di Pisapia non è altro che la 51esima tassa, che si aggiunge alle 50 nuove imposte introdotte dalla manovra Monti. Con la class action abbiamo deciso di dire basta a quella che è una vessazione nei confronti dei cittadini”. Marco Flavio Cirillo, sindaco del Comune di Basilio eletto nelle file del centrodestra, commenta così la sua decisione di indire una class action contro l’Area C. A suo dire in queste ore continuerebbero ad arrivare nuove adesioni, e non è difficile credergli considerate le proteste e i malumori scatenati dal provvedimento di Giuliano Pisapia. Come sottolinea Cirillo, “l’obiettivo di Palazzo Marino è quello di fare cassa. Conosco bene i tagli cui sono stati sottoposti gli enti locali negli ultimi tempi, ma alla fine quello che paga è sempre lo stesso soggetto. Un Comune dovrebbe lavorare per offrire dei servizi a tutti i cittadini, e non per penalizzarli”.



Cirillo, per quale motivo ha deciso di indire una class action contro l’Area C?



La class action nasce innanzitutto dal fatto che i cittadini di Basiglio si recano ogni giorno a Milano per lavorare. Esiste da tempo un problema cronico di carenza di trasporti pubblici e di infrastrutture, che dovrebbero garantire ai cittadini una libertà di movimento e di scelta. Dal 16 gennaio come se non bastasse per andare a lavorare in centro dovranno anche pagare un dazio d’ingresso. Quella di Pisapia è una scelta completamente fuori luogo, non se ne capisce la motivazione se non quella di fare cassa. E non tiriamo in ballo la scusa di difendere l’ambiente …



Perché non la reputa credibile?



Se il provvedimento serve a contrastare lo smog, è ormai abbondantemente risaputo che non serve a nulla, come ha dimostrato anche il blocco totale del traffico dell’8 e 9 dicembre. Le polveri sottili presenti in città dipendono infatti esclusivamente dagli impianti di condizionamento e di riscaldamento. E’ questo il vero problema, tanto è vero che Basiglio ha aderito a suo tempo al piano di riduzione delle emissioni di CO2 nell’ambiente attraverso l’efficientamento energetico e le energie alternative. E quando se ne è discusso a Bruxelles io ero presente, mentre il sindaco di Milano non si è fatto neanche vedere.



Lei ha definito l’Area C “una tassa sul lavoro”. Perché ha usato questa espressione?



In un momento di crisi e di difficoltà generale come quello attuale, non si può caricare ancora di più il reddito o il bilancio di una famiglia con una tassa per un bene che non è voluttuario, ma indispensabile per recarsi al lavoro. Basiglio ha tra l’altro un problema analogo, perché noi riceviamo da altri Comuni 4.000 lavoratori al giorno, ciascuno con la sua autovettura, che sono pari al 50% dei nostri residenti, in tutto 8.000. A Basiglio si trova infatti il centro direzionale “Milano 3 City”, sappiamo bene quindi che cosa significa l’affluenza del traffico. Con l’intento di regolamentare il traffico, dal momento che abbiamo degli enormi problemi di uscita dalla città, abbiamo istituito una zona a traffico limitato. I Comuni circostanti però hanno fatto ricorso al Tar, che ha dato loro ragione, affermando che “prima ancora dei miei concittadini, bisogna contemperare le esigenze dei Comuni circostanti”. A maggior ragione ritengo di avere il diritto di avviare una class action, per rivendicare che il problema che si creerà con l’Area C è ancora più importante. Occorre evitare che si chieda un dazio d’ingresso di 5 euro ai cittadini che devono raggiungere il loro posto di lavoro. E siccome la politica latita, il Comune di Basiglio è l’unico a rappresentare le esigenze dei cittadini in modo chiaro.



Perché ha optato per una class action e non per un ricorso al Tar?



L’ipotesi di un ricorso al Tar resta sempre aperta, ma la class action è più rappresentativa della volontà popolare rispetto a un provvedimento considerato da tutti iniquo come l’Area C. In questo quindi c’è anche una valenza politica.



I pendolari non possono lasciare l’auto nei parcheggi d’interscambio, che ci sono e spesso sono vuoti?



Mi dispiace dissentire, ma questo non è vero. Per esempio alla fermata della metropolitana 2 di Abbiategrasso non esiste un parcheggio, tanto è vero che neanche gli autobus interurbani possono costituire capolinea in corrispondenza della stazione. Anche Assago, sempre sulla linea verde, ha una carenza paurosa di posti auto, oltre che un’inefficienza come servizio di trasporti pubblici. Quindi la prima fermata servita da parcheggi è quella di Famagosta, dove però sono sempre pieni.



Ma è così complicato realizzare dei nuovi parcheggi?


Se si affrontassero i problemi della città, creando dei punti di interscambio dove chiunque è diretto in centro potesse lasciare la macchina e quindi usufruire di una rete di trasporti efficienti, non ci sarebbero problemi. Sono in pochi quelli che, per motivi di semplice comodità, sono contenti di entrare nel centro con la macchina. Anche perché una volta nel centro si ritrovano ancora una volta di fronte a una carenza di parcheggi. Quella di Pisapia è quindi realmente una battaglia ideologica, che pretende di imporre una congestion charge come a Londra dove però le linee della metropolitana sono undici e c’è un sistema di trasporti efficienti.



Da sindaco, immagino che conosca i tagli cui sono stati sottoposti gli enti locali, e che limitano anche il miglioramento dei trasporti pubblici …



Li conosco bene, ma non possiamo gravare sulle stesse famiglie che sono già a loro volta colpite dalla manovra del governo Monti che introduce oltre 50 nuove tasse. Quello che paga alla fine è sempre lo stesso soggetto, il cittadino. Un Comune dovrebbe lavorare per offrire dei servizi generalizzati ai residenti, e non per penalizzarli. Questo il sindaco Pisapia lo sa benissimo.



Pensa che alla fine almeno per i residenti della zona 1 si troverà un compromesso?



Pisapia non è stato in grado di trovare un compromesso neanche per loro, tanto è vero che la riunione nel Consiglio di zona 1 è finito a insulti. Dopo 40 accessi, anche chi ha una casa in centro dovrà pagare. Basta mettersi nei panni di una persona che deve versare 5 euro ogni volta che deve recarsi a casa sua, per rendersi conto del fatto che questa amministrazione è composta da dilettanti allo sbaraglio.



Perché i Comuni dell’hinterland non si mettono insieme per chiedere a Pisapia delle condizioni più vantaggiose?



Perché è mancata un’interlocuzione tra Milano e le amministrazioni circostanti, mentre sarebbe stato necessario avviarla. Una città come Milano non può concepirsi in modo autarchico, e chi l’amministra deve rendersi conto del fatto che ogni giorno vi entrano lavoratori, studenti, persone che si recano negli ospedali. Pisapia quindi non può affrontare un tema così importante pensando che quanti vivono intorno a Milano non saranno coinvolti dalla sua decisione. Trovare una soluzione è possibile, per esempio si potrebbe esentare dalla congestion charge quanti pagano già il parcheggio pubblico.



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