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La BikeMi sotto esame per 20 giorni: pochi parcheggi e sellino «ballerino» Aree sosta nascoste in centro e fantasma in periferia. Rotti i led delle rastrelliere Anche il computer sbaglia: se assegna una bici con ruote sgonfie, si va a piedi...

Articolo del: 02/01/2009
Autore: Luca Fazzo

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Venti giorni viaggiando sulle BikeMi, le bici gialle del Comune. Un esperimento condotto da un vecchio ciclista abituato a sfidare pavè, binari e gas di scarico. E curioso di scoprire sul campo pregi e magagne di questa novità.

8 dicembre. Porta Ticinese. Dove sarà il parcheggio? Non c’è un cartello, una indicazione. Per trovare le bici bisogna salire lungo il corso. Eccole. Tesserino. Il computer assegna la bici numero 16. Urca se è bassa. Sembra di pedalare su una Graziella. Si potrà alzare il sellino? Sì, si può. La bici ha tre marce. In terza la velocità di crociera è dignitosa. Il campanello rotante è una bellezza.

Certo, un po’ pesante lo è. E non è fatta per passare inosservata. La gente guarda curiosa. «Papà, guarda, una bici elettrica». «Come va? Come funziona?». «Speriamo che non le rubino come l’altra volta». «Ma è vero che le controllano dall’alto?».

10 dicembre. Ma dove diavolo sono i parcheggi? Davanti al tribunale ce n’è uno sul marciapiede dove una volta era parcheggiato Paolo Brosio. Tentativo di riconsegna in via Cordusio. La rastrelliera è semivuota ma tutti i led sono spenti. E le istruzioni dicono di consegnare la bici solo dove il led è acceso. Che si fa? Si riprova in piazza Duomo ma il parcheggio è circondato da un muro di folla. Vabbè, si punta verso casa. Piazza Medaglie d’Oro è l’ultimo parcheggio verso la periferia. Se uno abita in piazzale Lodi deve legare la bici qui e andare a piedi o col metrò. Che senso ha?

11 dicembre. Su un quotidiano una signora brontola per il colore troppo chiassoso. Invece l’accoppiata giallo-crema ha il suo fascino. È la stessa dei vecchi tram che stanno riverniciando. E in fondo anche questo è un mezzo pubblico, no? Però è un mezzo pubblico discriminato. Il centro brulica di parcheggi, in periferia neanche uno. E poi perché in corso Lodi la pista ciclabile si interrompe dove servirebbe di più, sul cavalcavia della ferrovia?
14 dicembre. Timido sole dopo giorni di neve e pioggia. Dove è un parcheggio? Corso Buenos Aires evidentemente è considerato hinterland, quindi niente. A Porta Venezia niente. Le prime bikemi appaiono in via Palestro, seminascoste, senza uno straccio di cartello. Ecco. Frenano in modo impeccabile anche se sono fradice. In centro tutti guardano questa novità. Al parcheggio di via Cordusio anche stavolta non c’è neanche una lucina verde dove mettere la bici. Sui giornali c’è scritto che intanto hanno rubato le prime due. Non un ladro di bici come una volta, quelli col tronchese. Forse un ladro-hacker che è penetrato nel sito e le ha sbloccate col computer.

16 dicembre. Diluvia ancora. Un invito a cena imprevisto. Inevitabile dirsi: ci vado con la bikemi. Costa meno del taxi e arriva prima del tram. Peccato che il sellino, una volta alzato, ciondoli un po’ di qua e di là. Invece la luce elettrica è uno spettacolo. Chissà come funziona. E la catena sarà solida? Se un ladro vecchio stile, quelli col tronchese, se la porta via poi l’Atm vuole i soldi...

17 dicembre Per la prima volta il computer assegna una bici con la ruota sgonfia. D’altronde il computer che ne sa? Mancano istruzioni sul da farsi. Di solito in questi casi si entra in un negozio e si chiede la pompa. Ma forse i venditori di biciclette non hanno molta simpatia per questo esperimento... Meglio spingere fino al prossimo parcheggio e cambiare bici.


18 dicembre. Ore 19. La sentenza del processo Parmalat sta per venire pronunciata, per andare al volo dalla redazione al tribunale la soluzione migliore è la bikemi. Peccato che una volta accostata la tessera al computer della rastrelliera esca un messaggio senza appello: la sua tessera è stata bloccata. Panico! E adesso che si fa? E poi perché hanno bloccato la tessera? Dov’è un taxi?

19 dicembre. Il mattino dopo il call center scioglie l’interrogativo: la tessera viene bloccata quando per più di tre volte si sgarra. Tra gli sgarri puniti con l’espulsione, tenere la bicicletta per più di due ore.
21 dicembre. A merenda dalla sorella. La mamma dice che dieci anni fa ci hanno provato e le hanno rubate tutte. «Mamma, di anni ne sono passati venti. E quella era una idea di Pillitteri, uno tutto genio e sregolatezza. Questa invece è roba tecnologica».

22 dicembre. È arrivata la nebbia, ennesima nemica del ciclista. Sarà ripartita la tessera? Forse si può controllare col computer di casa. Ma il sito bikemi.it non esiste. I motori di ricerca depistano. Sul sito dell’Atm non c’è un collegamento. Sul tesserino non ci sono suggerimenti. Alla fine, si scopre che il sito è bikemi.com. La cosa più triste del sito è la mappa delle piste ciclabili, tre sgorbi neri quasi invisibili sulla mappa di Milano.
La tessera è stata riattivata. Il sellino ciondola. Per riconsegnare la bici davanti al tribunale, riecco il problema: non c’è un solo led acceso. Ma stavolta arriva un altro utente di bikemi che dà la «dritta»: «I led sono fulminati, prova lo stesso a parcheggiare». In effetti funziona.

23 dicembre. Ultimo giro. Un’ebbrezza sfidare la bolgia dell’Antivigilia. Una signora si para davanti: «Come ha fatto ad averla? Ho chiesto ai vigili e non lo sanno, ho chiesto ai tranvieri e non lo sanno...».

LA MORALE. Questa è una idea che può cambiare volto alla città. Ma di cose da aggiustare ce ne sono ancora un sacco.


Commento: La morale è che, come previsto, si tratta di un' inutile e costosa pagliacciata.

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