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Magenta e Sant'Ambrogio, il Comune
archivia il progetto dell'isola pedonale
Palazzo Marino archivia l'ipotesi "Milano romana" dopo il fallimento dei test a sorpresa in autunno
Di quella prova che mandò in tilt il centro della città rimarrà soltanto una piccola ztl in via Ansperto

Articolo del: 10/01/2011
Autore: TERESA MONESTIROLI

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Palazzo Marino archivia l’isola pedonale soprannominata “Milano romana”, quel dedalo di stradine oggi trafficatissimo tra corso Magenta, piazza Sant’Ambrogio e via Torino. Dopo i test (a sorpresa) dello scorso autunno, che tanto hanno innervosito i residenti, il verdetto del Comune è: nessuna chiusura permanente alle auto in via Brisa, via Morigi, via Cappuccio e via Luini, ma una zona a traffico limitato in via Ansperto dove stanno terminando i lavori di ripavimentazione.

Tramonta, dunque, il sogno di una piccola oasi senz’auto in super centro. Perché, dicono i tecnici che stanno ancora finendo di analizzare i dati, deviare le auto senza mandare in tilt il traffico cittadino è troppo complicato. E probabilmente, a pochi mesi dalle elezioni, impopolare. Meglio quindi sospendere il progetto, chiesto a gran voce sia dagli ambientalisti che da Italia Nostra, e ridurre l’intervento a una strada sola. Sul resto delle vie l’intervento è stato rimandato a data da destinarsi. Anche se il vicesindaco e assessore al Traffico, Riccardo De Corato, dice: «Ancora non abbiamo preso alcuna decisione, stiamo facendo delle verifiche».

La politica antismog del sindaco Moratti stenta a decollare. Se da un lato infatti partono i lavori per la pedonalizzazione di via Brera un progetto ridotto all’osso per le dure contestazioni dei commercianti che prende il via tre mesi in ritardo , dall’altro il progetto della “Milano romana” resta al palo. Eppure, durante i test fatti nel mese di ottobre quando, senza preavviso, i vigili urbani avevano chiuso via Cappuccio alle auto gettando nel caos l’intero quartiere, il Comune sosteneva che l’intervento era necessario per due motivi: sicurezza dei pedoni (le strade sono molto strette e talvolta senza marciapiedi) e riduzione dell’inquinamento. Oggi nessuna delle due motivazioni pare più valida.
Ma Italia Nostra, che da tempo chiede di riportare alla luce i resti della Milano dei tempi dell’imperatore

Costantino, non rinuncia al sogno. «Se proprio il Comune non vuole ridurre le auto in circolazione in quelle strade spiega Marco Parini il presidente della sezione milanese che almeno chiuda alle auto il tratto di via Luini da via Ansperto a corso Magenta. Quella strada è stata creata alla fine dell’Ottocento e divide in due i chiostri del monastero di San Maurizio. Renderla pedonale contribuirebbe a valorizzare un sito archeologico di grande importanza». Oltre a ridurre i livelli (altissimi) di Pm10 in quel punto e «a interrompere le vibrazioni meccaniche prodotto dal rotolamento delle ruote sul pavé che rovinano gli affreschi della chiesa». «Non si può con una mano restaurare e con l’altra distruggere - commenta monsignor Paolo Cortesi, responsabile della chiesa di San Maurizio al monastero - Abbiamo appena inaugurato il restauro realizzato grazie ai contributi dei privati, ma contemporaneamente non si fa nulla per risolvere il problema del traffico della strada che continua a peggiorare la condizione della chiesa».

Intanto invece si parte con i lavori di via Brera. L’intervento, che inizialmente doveva essere su tutta la via fino a via Verdi, comprese le strade circostanti, è stato rivisto al minimo. A fine marzo, quando gli operai avranno terminato, la zona pedonale sarà solo dall’incrocio con via del Carmine e via Pontaccio, quindi pochi metri in più della situazione attuale. «Questo è un piccolo successo, ma l’intervento dovrebbe essere ulteriormente sviluppato - spiega Edoardo Croci, presidente del comitato referendario Milanosimuove - Più aree pedonali significa riduzione delle emissioni inquinanti, del rumore e miglioramento della sicurezza stradale, più shopping e meno stress come dimostrano le esperienze estere».

Commento: Almeno una delle tante baggianate non vedrà la luce! Una buona notizia!
Veramente curioso il nome del comitato referendario presieduto da Croci. Più correttamente avrebbero dovuto chiamarlo Milanosiferma, o giù di lì, visti i loro obiettivi!


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