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Quando Pisapia & Co dicevano: «Guai a chi rincara i biglietti»

Articolo del: 25/07/2011


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E dire che il Codacons, il Comitato che difende l’ambiente e i consumatori, in vista delle primarie acclamò Pisapia come il candidato ideale proprio per le sue promesse a tutela degli utenti. Fu lui l’unico infatti, tra i quattro pretendenti del centrosinistra alla poltrona di sindaco, a rispondere di sì a tutte le 17 domande del questionario di garanzia sottoposto dal coordinamento delle associazioni. Tra queste, al punto quattro, c’era anche «la promessa di non aumentare, semmai diminuire, il prezzo dei biglietti Atm, garantendo sconti maggiori per gli abbonamenti». Allora Pisapia, in pre-campagna elettorale non mostrò il minimo dubbio, come pure d’altro canto, gli altri candidati di centrosinistra Boeri e Onida. Era il 10 novembre 2010, ovvero otto mesi fa. Poi, poco prima di essere eletto (anche durante il faccia a faccia con la Moratti) aveva sbandierato come un cavallo di battaglia del suo programma proprio il piano sulle tariffe dei mezzi pubblici, parlando però di biglietti gratis su metrò e tram per gli ultrasessantacinquenni. Promessa pure questa «superata dai tempi» visto che, oltre agli aumenti, sono previste esenzioni soltanto per la metà dei cittadini che hanno compiuto 70 anni, ovvero quelli con reddito Isee sotto i 16 mila euro annui. Verba volant, insomma, compreso quando l’ormai sindaco Pisapia dichiarava neppure un mese fa che «malgrado la situazione che abbiamo trovato elimineremo sprechi e razionalizzeremo le spese, ma non faremo interventi che riguarderanno servizi essenziali e le fasce deboli della città». Come se i mezzi pubblici non fossero servizi essenziali e i loro utenti abituali non appartenessero in buona parte alle famigerate fasce deboli.
E fin qui il sindaco. Per non parlare invece delle strenue battaglie del Pd nel vecchio Consiglio comunale quando in scadenza di legislatura riuscì a impantanare a colpi di emendamenti l’approvazione del bilancio 2011. E quale fu, tra le altre, la garanzia che Majorino e compagni riuscirono a strappare all’ex maggioranza? Udite udite, proprio «l’impegno del Consiglio a non avallare alcun aumento del biglietto Atm»: una garanzia che, intimava il capogruppo Pd Majorino, sarebbe dovuta essere salvaguardata dalla prossima giunta «di qualunque parte politica sarà». Appunto. Tra i firmatari di quell’emendamento c’era ovviamente anche il Pd Pierfrancesco Maran, assessore ai Trasporti che oggi parla di «scelta obbligata» che, per altro, «la giunta Moratti aveva già preventivato». Vabbè.
Ma chi ha buona memoria ricorderà anche gli strali lanciati neppure un anno fa sempre dal capogruppo Pd contro l’aumento delle tariffe dell’acqua varato dalla giunta Moratti: un rincaro dell’11 per cento che Palazzo Marino giustificò ricordando che le bollette meneghine restavano comunque inferiori alla media italiana. Ma allora queste scuse non bastavano, come oggi quelle sull’addizionale Irpef e sul biglietto Atm. «Un aumento è un aumento - tuonò Majorino - e il sindaco ha il dovere di impedirlo». Parole sante perchè, come la sinistra sa molto bene, questa è la città più cara d’Italia, mica manca solo il verde. Ma cambiare si può, era lo slogan di Pisapia. Forse anche idea.

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