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Il mondo produttivo si schiera. riunione dai commercianti in corso Venezia
Nasce la fronda anti-Ecopass
«Pronti a tutto, lo fermeremo»
«Il nuovo ticket mette in ginocchio le piccole e medie attività del centro», «è uno strumento per fare cassa»

Articolo del: 07/09/2011
Autore: Armando Stella

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MILANO - «È un balzello iniquo. Inutile contro lo smog e inaccettabile in questa fase di depressione economica». L'assemblea costituente anti Ecopass s'è riunita ieri in corso Venezia, convocata dai vertici dell'Unione del commercio. Un debutto col botto. Al tavolo, tutte le sigle della Milano produttiva, i piccoli artigiani e la grande distribuzione, gli autotrasportatori e i corrieri aerei. Fronte comune e fronda al ticket: la difesa delle categorie passerà da una «opposizione durissima alla congestion charge », la tassa d'ingresso nei Bastioni annunciata per il 2012. La risposta al dazio è un muro: «Una metropoli che vive va rifornita e assistita, non punita». Le ragioni del «no» confluiranno in una lettera indirizzata all'assessore alla Mobilità, Pierfrancesco Maran: «Il traffico di servizio dev'essere esentato dal pagamento del pedaggio».

Sono pronti a tutto: «Scioperi, manifestazioni, raccolte di firme». Fanno lobby, e si faranno sentire: «Il sistema è già affaticato - riflette Simonpaolo Buongiardino, amministratore dell'Unione del commercio -. Il ticket finirebbe per essere scaricato sull'utente finale». In corso Venezia disegnano questo scenario: non arrivassero correttivi al provvedimento, il cittadino-automobilista-cliente pagherebbe non solo i suoi spostamenti nella Cerchia ma anche il sovrapprezzo applicato dall'idraulico, dall'elettricista, dal supermercato e dal macellaio. «Chiediamo l'istituzione di un tavolo di confronto permanente - insiste Buongiardino -. I segnali di apertura sono ben accetti, ma non bastano».

Un ticket da 4 o 5 euro, più costoso d'inverno e più leggero d'estate; le esenzioni riservate ai veicoli ecologici puliti. Ecco, a grandi linee, l'impianto del nuovo strumento elettronico contro il traffico, ripensato (anche) sul risultato del trionfale referendum ambientalista di giugno (otto milanesi su dieci hanno votato «sì» all'introduzione della congestion charge ). Il paradosso, per i commercianti, è che la tassa d'ingresso estesa a tutti «fa persino rimpiangere» l'odiato Ecopass di Letizia Moratti, il pedaggio differenziato sulle emissioni inquinanti. «I piccoli imprenditori hanno sostenuto sforzi economici enormi per adeguarsi alla normativa sulle merci» ricorda Danilo Guffanti, vicepresidente di Confartigianato: «È inammissibile che le leggi vengano stravolte a un anno dall'acquisto di furgoni e filtri anti polveri, così non riusciamo neppure ad ammortizzare le spese».

Sono soldi privati e sovvenzioni pubbliche, perché è stata la Regione a finanziare con milioni di euro il rinnovo del parco mezzi commerciale. E adesso? «La giunta ha preannunciato un cambio d'impostazione radicale - osservano da Federdistribuzione -. Noi siamo disponibili a ragionare su provvedimenti incisivi contro la congestione, ma non possiamo non salvaguardare chi ha sostenuto sacrifici enormi per adeguarsi alla disciplina Ecopass». Ancora più duro Marco Accornero, segretario Unione artigiani: «La congestion charge non è una misura antismog, ma uno strumento per fare cassa». Il Comune stima tra i 40 e i 50 milioni di introiti l'anno.

Persino Confesercenti, sigla «amica» del centrosinistra, non fa sconti al super Ecopass della giunta: «Penalizza non solo i lavoratori che entrano in città, ma anche le piccole e medie attività presenti nel centro» attacca il direttore Pietro Rosa Gastaldo. Confesercenti prevede e teme «un danno enorme», immagina un'intera rete di insegne «in ginocchio» e lancia un ultimo appello all'assessore Maran: «Il dazio sui Bastioni non risolve il problema dell'inquinamento e contrasta con le posizioni del Pd - conclude Rosa Gastaldo -. Ci opporremo con tutti i mezzi. Il centro storico va valorizzato, non ucciso».

Commento: Posizioni assolutamente condivisibili. Con l' unica eccezione che non si dovrebbero difendere solo gli spostamenti di servizio, ma anche quelli privati. La congestion charge rappresenterebbe semplicemente un costo aggiuntivo inutile, una dissipazione di ricchezza proprio non tollerabile in un periodo in cui anzi bisognerebbe cercare di ottimizzare ogni cosa per far fronte alla crisi.
Completamente sballata l' affermazione del giornalista quando scrive che 'otto milanesi su dieci hanno votato «sì» all'introduzione della congestion charge'. In realtà ad avere votato sì non sono stati neanche 4 su 10 (Analisi di Andrea Trentini sui risultati dei referendum comunali. Ma possibile che sti giornalisti non conoscano minimamente la matematica?


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