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Le piste ciclabili non devono essere un dogma


Articolo postato il: 11/04/2016
Autore: Alessandro Barra

Dal post originale su fb del (purtroppo solo per scherzo) candidato sindaco Alessandro Barra:

Che poi, nulla contro le ciclabili, anzi, sono utili e, a volte, necessarie, ma:
- non devono essere un dogma, né è necessario compiacere qualche fanatico che odiando l'automobile (ma allora, ieri, in un'area pedonale lungo il Naviglio fuori Milano, il continuo passaggio di biciclette sparate in mezzi ai pedoni era di disturbo a me che passeggiavo, dovevo continuare a spostarmi per non esser preso sotto, ma non è che per questo odio i ciclisti o chiedo sia vietata la bici, ci sono esigenze diverse e bisogna venirsi tutti incontro) e, potendoselo permettere, si ritiene un essere moralmente superiore oppure addirittura un Messia perché va in bicicletta e considera l'automobilista un soggetto animato da "compulsioni antisociali" da eliminare dalla faccia della terra (la "città a misura d'uomo" contempera le esigenze di tutti, invece);
- non bisogna fare stronzate tipo la ciclabile intorno al parco Sempione, già ciclabile di suo, che (a parte che sono due anni che è in costruzione e non ancora finita, oltre ad esser costata diversi milioni di euro, uno sproposito...): 1. ha determinato l'eliminazione di buona parte dei parcheggi di Triennale, Old Fashon (una ragazza di Busto Garolfo che venga a una serata universitaria che fa, viene di notte in bici da fuori Milano? O non viene perché non può parcheggiare?); 2. ha determinato l'eliminazione della preferenziale ATM che passava in prossimità del Palazzo della Triennale, obbligando così gli autobus a mischiarsi al traffico al semaforo dell'incrocio con via Curie (il ponte sopra lo scalo ferroviario di Cadorna) lungo il viale Milton e, soprattutto, determinando LO SPOSTAMENTO DELLA FERMATA IN CIMA ALLA SALITA, cosa evidentemente assurda se si vuole rendere la città accessibile a tutti.
Non ha senso muovere una guerra spietata all'auto (che poi il fatto che le società del Comune per lavorare in città mandino con auto e furgoni il loro personale la dice lunga del fatto che non si può fare tutto in bicicletta...) e poi, in nome di un fanatismo ciclabile ideologico (non mi si dica che la bici è salutare e cose del genere, perché qui parliamo di fanatismo puro), introducendo Area C, riducendo gli stalli di sosta, raddoppiando il prezzo della sosta, bloccando il traffico a piacimento, riducendo le dimensioni delle carreggiate e poi penalizzare il mezzo pubblico in questo modo.
Ma un ottantenne che voglia andare alla Triennale per una mostra deve per forza andare in bici? Gli hanno allontanato e messo in cima a una salita la fermata dell'autobus.
Quindi, se usate in questo senso e in questo modo, le piste ciclabili anziché un'alternativa in più e uno strumendo indispensabile per contemperare le esigenze di tutti, diventano un'arma per imporre dirigisticamente e sovieticamente vessazioni a quelle "classi sociali" di cittadini ritenuti da sanzionare, senza che sia apportato alcun beneficio pratico alla città. Anzi, in questo modo si acuisce la conflittualità (demenziale) tra vari utenti della strada, posto che spesso un medesimo soggetto è ciclista, pedone e automobilista.

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