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L'ipotesi di tassa per i pendolari. Il problema è culturale.


Articolo postato il: 13/02/2017
Autore: Enrico Engelmann

L'articolo di Repubblica Strade, riparte il piano anti buche Ma spunta la tassa sui pendolari presenta una nuova geniale idea della maggioranza in consiglio comunale: la tassa di accesso per i pendolari!
Il pretesto? Le buche e i crateri disseminati sulle strade di Milano!
Politicamente un colpo di genio! In questo modo l'amministrazione, da colpevole si trasforma in vittima e le buche e la malagestione delle strade da motivo di imbarazzo e causa di uscite per le cassi comunali si trasformano in pretesto per aumentare entrate ed avere più soldi da regalare ad amici e amici di amici per comprare consensi (tutto legale, beninteso...)!
Prerequisito perché la cosa funzioni: un'alta percentuale di fessi fra i milanesi e un alto tasso di invidia sociale su cui fare leva. Due elementi che alla luce di quanto si è visto negli ultimi anni, non sembrano proprio mancare!
Infatti, solo in un città di fessi poteva vincere le elezioni uno che si prefiggeva di essere il continuatore di una giunta che ha aumentato tutte le tasse e tariffe e ha peggiorato i servizi! Certo, per colpa anche di una proposta alternativa sgangherata. Ma comunque la città ha premiato la politica del tassa e spendi! Perché, dunque, tale politica non dovrebbe proseguire?

Sul provvedimento in se si può dire solo male e il solo fatto che venga avanzato dimostra la gravità del problema italiano. Un problema che non è dato dalla politica, ma dalla cultura imperante in Italia e che ha generato la classe politica di cui "godiamo". E' la "cultura" che vede il lavoro degli altri solo come un fastidio da sopportare oppure, al massimo, come una fonte di denaro da ottenere in maniera forzosa, mediante tasse, balzelli e gabelle di vario genere.
Che Milano sia Milano proprio anche perché così tanta gente vi si reca tutti i giorni, per chi è impregnato di questa "cultura" è una cosa che non si affaccia neanche nell'anticamera del cervello. Chiusi nel loro mondo egoista, gli altri vengono visti solo come fonte di fastidio e tutta la ricchezza di cui godono viene data per scontata, non considerando che ci deve essere qualcuno che prima deve crearla, spostandosi, facendo magari rumore, occupando spazio e così via.
Gente che, evidentemente, non ha mai dovuto faticare per godere delle comodità di cui gode e che, perciò, non è mai arrivata ad associare le comodità con la fatica e i disagi necessari per crearli.
Ma gente anche stupida, in effetti! Perché se fossero intelligenti, queste persone saprebbero che la loro condizione privilegiata è possibile solo perché qualcuno meno privilegiato si impegna tutti i giorni per creare quella ricchezza di cui poi godono anche loro.
E invece no! Non si accontentano di avere la vita facile! Non vogliono neanche quei piccoli fastidi che derivano dal fatto che non tutti hanno la vita facile come loro!
Questo a monte di tutto. Più nel merito della questione, chiunque conosca come girano le cose sa bene che il problema non sono le entrate insufficienti, ma gli sperperi in opere inutili e dannose, buone solo a comprare consensi. Sia a livello di Italia, sia a livello di Milano!
Se anche il Comune dovesse aumentare le proprie entrate mediante questa nuova tassa, è certo che i soldi non verrebbero impiegati per migliorare i servizi, ma verrebbero semplicemente sperperati.
Già quando istituirono l'AreaC raccontarono la balla che i proventi avrebbero permesso finalmente di potenziare i mezzi pubblici! E invece, se da una parte hanno anticipato l'apertura della metropolitana, dall'altra, per far quadrare i conti, hanno ridotto il servizio su varie linee di superficie. Dove sono finiti dunque i soldi dell'AreaC? Sono finiti in sprechi e sperperi, ovviamente!



Quindi non ci sono scuse: un'eventuale tassa sui pendolari sarebbe solo un'altra manifestazione della cultura in base alla quale il lavoro non è da tutelare in sè in quanto fonte ultima di ogni ricchezza della comunità, ma solo nella misura in cui è un'occasione per accrescere le risorse a disposizione di una classe parassitica che vive di tasse e di consenso comprato spendendo soldi altrui.

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