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La "guerra civile" contro l'automobile a Milano


Articolo postato il: 18/09/2018
Autore: Enrico Engelmann

Questo articolo è molto più politico degli altri. Ed è anche anche molto polemico. Invece di analizzare singoli punti della disgraziata politica alla "mobilità" di questa giusta e della precedente mi concentrerò sull'impostazione che vi è alla base.

L'idea di quanto sto per scrivere mi è maturata riflettendo sul contenuto del famoso libro di Erst Nolte La guerra civile europea 1917-1945. In tale libro, riferendosi alle forze politiche la cui azione ha portato alla devastazione e all'oppressione dell'Europa per due terzi del ventesimo secolo, l'autore le definisce "partiti della guerra civile". Egli ha in mente in particolare partito comunista e partito nazionalsocialista e in effetti non dà una definizione esplicita di "partito della guerra civile", forse perché nella sua mente è talmente scontata ed evidente da non dover essere riportata. Verrebbe da pensare che la definizione sia collegata con la guerra civile vera e propria, ma non può essere, dato che questa è l'effetto dell'azione di tali forze politiche e quindi le caratteristiche che attengono a tale definizione devono sussistere fin da prima che la guerra civile abbia inizio.
Il senso di tale definizione mi è venuto riflettendo sulle modalità con cui a Milano si cerca in ogni modo di ostacolare l'uso dell'auto da parte del cittadino medio (nota bene: non da parte del cittadino "sopra la media"!).
Mi è così diventato chiaro che la definizione di "partito della guerra civile" attiene il modo in cui è concepito il confronto politico, non le modalità con cui tale confronto viene poi portato avanti nel concreto! Fortunatamente, per la verità! Altrimenti a Milano sarebbe già scoppiata la guerra guerreggiata da un pezzo!

Cosa vuole dunque dire, "partito della guerra civile"? Una forza politica si merita tale definizione quando assume di portare avanti delle istanze buone e giuste contro chi invece porta avanti delle istanze cattive e sbagliate o comunque inconciliabili con le proprie! Quindi l'obiettivo da raggiungere, per tali forze, non è il raggiungimento di un compromesso che accontenti almeno in parte entrambe le parti, ma la sottomissione della controparte e l'annullamento della sua capacità di incidere sulle scelte! Poichè fra bene e male nessun compromesso è accettabile, l'unico obiettivo sensato è di schiacciare le posizioni altrui nella misura in cui ciò è possibile e la soluzione migliore è quelle in cui le posizioni avversarie vengano annullate completamente!
In una guerra civile vera e propria ciò passa attraverso l'eliminazione fisica degli avversari. Nelle "guerre civili" incruente, come quella in atto a Milano, passa semplicemente attraverso la delegittimazione aprioristica delle istanze della controparte e nel imporre il proprio punto di vista fin dove la legge e la forza politica lo consentono, senza minimamente tenere conto delle esigenze di chi la pensa diversamente.

Cosa significa questo, per la politica milanese?
Significa che chiunque voglia mettere freno alla scellerata politica di questa giunta in tema mobilità deve ricordarsi che si sta interfacciando con qualcuno che capisce solo il linguaggio della forza e non quello degli argomenti!
E' quindi perfettamente inutile proporre modifiche sulla base di ragionevoli argomenti, elencare obiezioni e spiegare in lungo e in largo! Se non ci sono ostacoli cogenti, loro andranno avanti fregandosene totalmente di ogni critica!
Siccome il confronto è per costoro inteso come capacità di sottomettere l'avversario, loro andranno avanti sempre e comunque finché ne avranno la possibilità!

Da notare che la politica antiauto e antimobilità privata è portata avanti in particolare dalle forze politiche di sinistra, nel cui DNA alberga ancora, retaggio di stagioni non più recenti (ma mai dimenticate) in cui la guerra civile veniva teorizzata e anche praticata sul serio!
Non a caso si può osservare come la sinistra sia sempre molto brava a mobilitare schiere di militanti urlanti, attraverso cui imporre attraverso le piazze ciò che non riescono ad ottenere nella cabina elettorale e attraverso il confronto politico!
Si pensi anche, ad esempio, al comportamento dei partecipanti al critical mass, in effetti veramente esemplare e illuminante. Sostanzialmente non fanno altro che ribadire, durante ogni loro giro serale per la città, la loro posizione di dominanza, facendo vedere che loro possono fregarsene totalmente del codice della strada girando per le strade certi di totale impunità senza rispettare alcuna regola, diversamente dai cittadini normali coperti ogni giorno di multe se mettono una ruota fuori posto! Quelli di critical mass vogliono niente altro che far vedere che loro sono più forti di chi la pensa diversamente e che non è d'accordo con loro deve per forza piegarsi al loro volere perché il potere è dalla loro parte. E cosa è il potere, se non una minaccia sublimata di poter usare la violenza contro chi non obbedisce? Critical mass è quindi esattamente una manifestazione di dominanza nell'ambito di un confronto basato sulla forza e non sulla validità degli argomenti o sull'importanza delle esigenze rappresentate. L'azione di critical mass risponde cioè a una logica di guerra civile (per quanto incruenta) e non di confronto democratico fra istanze diverse, o anche opposte ma comunque tutte considerate legittime.
Ma si possono fare esempi anche molto più istituzionali. Come si può altrimenti interpretare, se non in una logica di pura sopraffazione, la pretesa dell'attuale amministrazione di "riaprire i navigli", ovvero spendere centinaia di milioni di soldi pubblici per creare delle vasche che saranno posizionate in modo strategico per disarticolare la mobilità cittadina, quando poi la stessa amministrazione piange miseria e dichiara di dover aumentare il biglietto ATM del 33% perché non ha soldi?
Cosa se non una logica di guerra civile dà senso al rincaro di un servizio pubblico essenziale al fine da avere abbastanza fondi per attuare una costosa misura il cui unico obiettivo è quello di danneggiare gli avversari (=coloro che devono spostarsi in città in auto)? E non vedete che il Comune i fondi per le cosiddette "riqualificazioni urbane" li trova sempre, perché in concomitanza di tali "riqualificazioni" non perde mai occasione di eliminare un po' di parcheggi e restringere le carreggiate (qui l'ultimo caso, piazza Dergano), mentre poi non ha i soldi per rendere agibili ai disabili più del 75% delle fermate della metropolitana nei prossimi 10 anni?
Ma gli esempi sono innumerevoli, purtroppo!



Purtroppo pare che chi dovrebbe fare opposizione questa cosa non riesca a capirla. E continua ad opporre a pure manifestazioni di forza buoni argomenti, valide obiezioni, critiche motivate, appelli alla buona volontà. Venendo sostanzialmente ignorato e basta!
Ma del resto bisogna anche dire che la mobilitazione di piazza, l'idea della politica come scontro, come capacità di sopraffare chi la pensa diversamente, invece che come strumento per individuare il compromesso migliore, non fanno proprio parte della mentalità di chi non condivide la politica di guerra all'auto.
E' quindi un confronto fino a prova contraria impari, fra una parte che combatte con la clava e vuole mettere l'avversario a tappeto, e un'altra che usa il fioretto e pensa di poter vincere ai punti.

E poi c'è un altro aspetto, per certi aspetti più grave. Ovvero che se la modalità con cui viene portata avanti la politica antiauto ha le sue radici nell'ideologia, i motivi veri per cui questa politica viene attuata sono di natura totalmente diversa. Come spiegato più in dettaglio in precedenza (Privatizzare il centro e fare cassa: i veri obiettivi della politica al traffico a Milano il vero obiettivo è infatti quello di trasformare sempre più parti della città in aree funzionalmente private e di rendere Milano sempre più a misura di ricco, in modo che solo chi fa parte dell'elitè possa girare in auto in città, senza code e senza problemi di parcheggio. Si vuole che l'auto torni ad essere un bene di lusso, come negli anni '20 e '30, in modo che solo pochi possano permettersi di usarla, specie nelle città!
E questo obiettivo è ovviamente totalmente trasversale fra destra e sinistra! E' un obiettivo che asseconda con gli interessi di tutta l'elitè economica della città, sia che voti destra sia che voti sinistra! Non a caso la politica di ostacolo alla mobilità privata ebbe inizio già con Albertini, che certo non era di sinistra!
Guardate gli articoli caricati su questo sito 12 anni fa! Potrebbero essere stati scritti ieri!
Questo significa che una parte importante di quelli che a livello politico dovrebbero opporsi alla follia antimobilità privata, in realtà non hanno nessun interesse a farlo, perché fanno parte anche loro dell'elitè economica che dall'attuazione di tale politica trae in realtà solo vantaggi!
L'unica reale possibilità di successo è quindi quella di sensibilizzare e informare i cittadini, dato che una politica che avvantaggia pochi e danneggia tanti può venire portata avanti, in una democrazia, solo se la maggioranza silenziosa lascia fare!
Purtroppo in troppi ancora non guardano al di là del proprio naso e non pensano agli effetti devastanti a medio e lungo termine di tale politica. Abbagliati dalla possibilità di poter fare più passeggiatine in bicicletta e di avere qualche panchina in più su cui sedersi lontani dal traffico, non pensano che a furia di andare avanti così rischiano di ritrovarsi ad avere una di quelle panchine come casa! Perché più attività produttive e commerciali lasciano la città per sfuggire al crescente numero di ostacoli e ai crescenti costi ad essi legati, più saranno le persone che perderanno il lavoro e quindi anche i soldi per poter avere una casa come si deve!



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