Articolo postato il: 05/03/2013 Autore: Enrico Engelmann
MILANO AREA C . C sto / non C sto : sostenitori e detrattori a confronto.
MILANO AREA C . C sto / non C sto : sostenitori e detrattori a confronto.
Breve relazione:
Poichè l'incontro è durato abbastanza a lungo (circa dalle 10 alle 13) e i relatori non sono stati pochi, la relazione qui di seguito non ha la pretesa di essere completa, ma è finalizzata a ricordare i passaggi più interessanti. Inoltre la sequenza con cui vengono citati i relatori potrebbe non corrispondere a quella effettiva. Ciò perchè la relazione viene fatta sulla base della memoria.
L'intervento iniziale è stato svolto da Maran, che sostanzialmente non ha detto niente di nuovo, se non mettere le mani avanti, affermando che non è guardando i valori delle centraline del PM10 che si può valutare se l'Area C migliora la qualità dell'aria o meno. Questo perchè esistono indicatori più appropriati, quali, in particolare, il black carbon.
Inoltre, sembra che sia stato abbandonato il progetto di allargare l'Area C all'intera cerchia filotramviaria, dato che anche Maran ha ammesso che ciò richiederebbe prima un adeguato potenziamento dei mezzi di trasporto pubblici.
Scaramucci ha preentato il punto di vista dei commercianti di zona Brera, e ha lamentato un forte calo del fatturato, sottolineando come proprio in un periodo di crisi, l'Area C, per il modo come è stata attuata, ha provocato gravi danni al commercio. Ha sottolineato che soprattutto gli orari risultato penalizzanti, e che una riduzione della durata dell'Area C sarebbe auspicabile.
Il relatore successivo, medico, ha citato ancora una volta i gravi effetti dell'inquinamento sulla salute umana, in particolare allergie varie, in continuo aumento. Ha fatto il primo riferimento al black carbon. Questi altri non è che carbonio elementare, ovvero grafite. Egli ha chiaramente affermato che si tratta perciò di sostanza di per se non pericolosa per la salute, se non a concentrazioni molto alte. Esso però rappresenta un marker della presenza di altri composti aromatici, quelli sì molto pericolosi.
Andrea Trentini, di motocivismo.it ha nel suo intervento mostrato i grafici relativi all'andamento dei vari inquinanti da 20-30 anni a questa parte. Tali grafici evidenziano che tutti gli inquinanti sono in diminuzione e tutti, salvo appunto le polveri sottili, sono sempre, o per lo meno quasi sempre, sotto soglia sotto tutti i punti di vista. Il relatore ha poi anche messo in evidenza che i tanto sbandierati dati del black carbon sono sempre stati tenuti nascosti e che, in generale, tutti i dati andrebbero resi pubblici.
Un altro aspetto molto importante del suo intervento è stato il richiamo al fatto che, contrariamente a quanto richiesto dalle norme europee, non viene scorporato il fondo. Senza il fondo la maggior parte dei giorni di sforamento scomparirebbe!
Il filmato completo dell'intervento:
Il relatore successivo, dottor Invernizzi, ha duramente criticato Andrea Trentini, affermando che i valori da lui indicati come pericolosi per il black carbon sono in realtà riferiti a situazioni del tutto diverse da quelle dell'ambiente urbano. A suo parere la soglia accettabile per il black carbon è molto più bassa e ha ribadito che esso è in quanto tale pericoloso.
Secondo Invernizzi il black carbon è un indicatore migliore perchè strettamente associato alle combustione nei motori ad espansione termica. A riprova di ciò egli ha fatto riferimento all'articolo di cui è primo autore Measurement of black carbon concentration as an indicator of air quality benefits
of traffic restriction policies within the ecopass zone in Milan, Italy
Egli ha poi aggiunto che non c'è nessun dovere di rendere pubblici i dati grezzi (i numeri).
Pirrone, del CNR, ha anche lui calcato la mano sugli effetti nefasti dell'inquinamento, inquinamento in parte importante dovuto al traffico.
Laera ha rappresentato il punto di vista della Comunità Europea. Egli ha rimarcato che la Comunità Europea non da delle prescrizioni precise, ma, nel dare una valutazioni delle politiche seguite, parte dai risultati che si riescono ad ottenere.
Enrico De Vita ha sottolineato l'importanza delle valutazioni quantitative e non solo qualitative, ricordando come fu lui, insieme a Quattroruote, a portare avanti la battaglia per la riduzione del benzene nella benzina "verde", benzene aggiunto per sopperire alla mancanza di piombo, ma che veniva in quantità tali da risultare fonte di rischi molto maggiori del piombo stesso. Attraverso vari grafici ha poi evidenziato come i veicoli privati siano diventati sempre meno inquinanti da 20 anni a questa parte, e come il loro contributo sia in effetti ormai del tutto secondario. Egli ha poi ricordato che in effetti, anche le fonti naturali di polveri sottili possono essere molto importanti, quantitativamente.
Dorfer ha illustrato come all'estero la percentuale di coloro che utilizzano l'auto per i proprio spostamenti sia in diminuzione. Egli ha sottolineato che le persone tendono a non cambiare le proprie abitudini, e che perciò è necessario e corretto adottare politiche che spingano la gente verso comportamenti più sostenibili.
Per quanto riguarda l'estensore di questa relazione, la sua relazione ha illustrato la totale mancanza di effetti dell'Area C sulle concentrazioni di polveri sottili, nonchè la quasi perfetta correlazione inversa fra andamento delle medie mensili del PM10 e le temperature ambientali medie mensili.
Qui il filmato completo della presentazione:
Commenti:
Benchè considerazioni più approfondite le voglio lasciare ad un articolo specifico, qui è il caso di citare alcuni punti.
1) Anche i sostenitori dell'Area C ammettono che essa non ha alcun effetto sulle polveri sottili, misurate come pm10. Essi hanno allora eletto il black carbon a nuovo indicatore da prendere a riferimento. Purtroppo c'è un problema epistemologico. Infatti pretendono di dimostrare che la riduzione del traffico riduce l'inquinamento restringono la loro valutazione al composto la cui concentrazione sembra essere variata. Ma ciò non ha senso! Ciò equivale a scoccare la freccia, e poi dipingere il bersaglio intorno al punto in cui essa si è conficcata! E' ovvio che così si fa centro! In altre parole, la dimostrazione è del tutto circolare. Non si può scegliere il metro di misura in base a ciò che si vuole dimostrare, perchè se la dimostrazione discende dall'ipotesi, non ha nessun valore epistemologico.
Nello specifico il punto è che se il black carbon (che poi non è altro che fuliggine) fosse una componente quantitativamente significativa delle polveri sottili, la sua riduzione sarebbe comunque rilevabile a livello di pm10. Il fatto che a livello di pm10 non si vede nulla dimostra che tale composto è quantitativamente irrilevante, e parlare di variazioni percentuali serve solo per nascondere la sua irrilevanza, traffico o non traffico.
D'altro canto, se fosse veramente il black carbon l'unico composto rilevante, allora tutta la legislazione attuale (pasata sul pm10 nel suo complesso) sarebbe priva di senso e di utilità, le misurazioni del pm10 inutili e tutti gli allarmi basati sullo sforamento dei limiti di legge per le concentrazioni di pm10 del tutto privi di senso.
Riassumendo, o si decide che tutta la legislazione si qui seguita e tutte le misurazioni sin qui effettuate sono insensate e prive di rilevanza, oppure, visto che tutte le normative fanno riferimento al PM10, è a quello che bisogna guardare, e non una sostanza per la quale non esiste alcuna normativa e che è presente in quantità irrilevanti rispetto a quelle del pm10 nel suo complesso.
Il dottor Invernizzi ha vantato il suo articolo sul black carbon a Milano (il già citato Measurement of black carbon concentration as an indicator of air quality benefits
of traffic restriction policies within the ecopass zone in Milan, Italy), omettendo però di dire che le tanto celebrate misure hanno riguardato solo tre giorni, in Luglio. E' evidente che si tratta di un set di misure prive di qualsiasi valore statistico!
In tale articolo sembra che effettivamente siano state rilevate delle variazioni di tale composto, ma di... 1,8 - 4,7 microgrammi per metro cubo! Ovvero valori ridottissimi (e senza neanche considerare possibili errori di misura, dagli stessi autori descritti dello stesso ordine di grandezza delle misure stesse)!
Da ciò due cose: o questo black carbon è ultratossico, oppure si tratta di variazioni che non hanno nessuna importanza pratica. Al momento non esistono prove riconosciute a favore della prima ipotesi.
2) Non si capisce come mai, dai valori rilevati del pm10, non venga scorporato il contributo dovuto a fonti naturali, come permesso del resto dalle normative europee (http://ec.europa.eu/environment/air/quality/legislation/pdf/sec_2011_0208.pdf). Quando Andrea Trentini ha fatto notare la cosa, il rappresentante del CNR ha fatto finta di niente, come se ciò non fosse rilevante. Peraltro i vari relatori presenti hanno contraddittoriamente affermato, nel corso delle discussioni seguite alle relazioni, che il fondo non viene tolto perchè non si è in grado di farlo (così ha affermato Pirrone, del CNR), ma al contempo si conoscono esattamente, sia quantitativemente che qualitativamente, le fonti di polveri sottili a Milano (Gelmini, dell'università Bicocca).
La cosa è invece di fondamentale importanza, dato che la Comunità Europea prevede delle sanzioni per coloro che non rispettano i limiti di legge per le polveri sottili.
3) Traspare una concezione medioevale della scienza, in cui la scienza è quella fatta dagli scienziati, nelle loro torri d'avorio, e gli altri, i sudditti, devono solo credere a ciò che gli viene detto, senza fare critiche, perchè tanto non sarebbero in gradi di capire.
Sintomatico il fatto che il rappresentante del CNR abbia criticato le mie tesi affermando che non era scienza (come se la scienza fosse una conoscenza superiore in se', peraltro accessibile solo a pochi eletti, e non, invece, semplicmente un metodo per arrivare a migliorare le proprie conoscenze dei fenomeni che si osservano) e poi anche attaccandomi ad personam, chiedendomi che lavoro faccio per dire le cose che stavo dicendo.
4) Si ha la sensazione che si desideri a tutti i costi che esista un'emergenza inquinamento, e che si considerino le macchine i colpevoli.
E' veramente curioso, e anzi surreale, che il rappresentate del CNR mi abbia accusato di "terrorismo" per avere detto che i picchi di polveri sottili sono dovuti soprattutto ai riscaldamenti, quando poi, lui stesso, ha messo sullo stesso piano inquinamento da polveri e inquinamento da amianto!
Riassumendo, si ha la netta sensazione che quando si parla di inquinamento urbano, per certa gente il colpevole sia già stato deciso a priori (il traffico privato, in particolare le automobili), e che tutti gli studi e i dibattiti servano solo per propagandare tale tesi presso l'opinione pubblica, invece che per cercare una verità ancora non ben conosciuta.
In realtà, prove chiare a favore della tesi secondo cui l'inquinamento urbano da polveri sottili sia da attribuire in primis al traffico privato non ne esistono. Anzi, tutti i dati raccolti in questi anni vanno chiaramente in direzione opposta!
Ma come spesso capita, chi è a corto di argomenti forti, cerca allora di convincere gli interlocutori riproponendo i suoi argomenti deboli moltiplicandoli in mille versioni diverse, così da nascondere il loro scarso valore dietro al loro numero, e dietro ad un mare di parole che tendono a confondere e stancare chi propugna la tesi opposta.
Conoscendo la debolezza delle loro tesi, preferiscono portare la discussione sui piccoli dettagli noti solo a loro, e si trovano molto a disagio quando qualcuno riporta l'attenzione su una visione di insieme e sui dati essenziali, da cui la verità traspare in maniera più nitida.
Non è quindi un caso che sia il mio intervento che quello di Andrea Trentini, basati su dati chiari e grafici inequivocabili e comprensibili anche da un profano, abbiano destato presso costoro riprovazione.
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