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"Smog, basta ordini. Serve un referendum per decidere cosa fare"
Ecopass, il presidente della Provincia Podestà apre una consultazione internet e un sondaggio per capire le misure meno odiose per la gente

Articolo del: 13/10/2011
Autore: Giannino della Frattina

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Dopo aver chiesto più collegialità nelle decisioni e scelte condivise, il presidente della Provincia Guido Podestà lancia un referendum per capire quali misure i milanesi e gli abitanti dell’hinterland siano più disposti ad accettare per la lotta allo smog. Un sondaggio scientifico con indagine telefonica su campione rappresentativo, più una consultazione aperta a tutti sul sito internet di Palazzo Isimbardi e su quelli di tutti i Comuni coinvolti.
Presidente Podestà, lei accusa il Comune di far tutto da solo.
«Anche Giorgio Oldrini, sindaco di Sesto san Giovanni, ha criticato il Comune di Milano per l’assenza di concertazione».
E il sindaco Giuliano Pisapia?
«Mi ha chiamato assicurandomi la sua disponibilità a confrontarsi sulle misure da prendere. Al di là di quello che è successo, questo sarà importante per il futuro».
Serve un cambio di metodo?
«Più partecipazione e affidarsi a grandi esperti nel settore».
È per questo che la Provincia lancia un referendum?
«L’efficacia delle azioni di contrasto all’inquinamento e la diffusione dei comportamenti virtuosi, passa per il coinvolgimento dei cittadini».
Chiederete quali sacrifici siano disposti a fare?
«Sempre spiegando quali siano i benefici che ne verranno. C’è sempre un rapporto tra costi e benefici».
A proposito di costi, le piace l’Ecopass.
«Era una sperimentazione. Che per la verità non ha dato i risultati sperati».
Il parco auto è stato in parte sostituito con mezzi più ecologici.
«Per questo non trovo giusto cambiare le regole e magari oggi far pagare una famiglia che ha fatto sacrifici per acquistare un euro 5».
Ha nuovamente convocato il tavolo dei sindaci.
«Affrontando un problema come lo smog, non si può far finta di non vedere la continuità tra Milano e la sua cintura».
Il ruolo della Provincia quale può essere?
«Le decisioni spettano alla Regione e ai singoli Comuni, ma noi dobbiamo svolgere un ruolo di coordinamento. Anche se in prospettiva c’è il governo metropolitano».
Ossia?
«Temi come l’ambiente, le politiche per il lavoro, la riqualificazione territoriale non potranno essere affrontati che nell’ottica della città metropolitana».
La domenica a piedi?
«Sicuramente sbagliato il metodo con cui si è arrivati alla decisione. C’è sempre un’eccessiva drammatizzazione. È bastato il vento di sabato per spazzare l’aria».
Pisapia dice di rispettare l’ordinanza Moratti. Ci sono le regole.
«Che vanno riviste. Perché far scattare automaticamente il blocco dopo 14 giorni anche se si supera la soglia anche di poco? Fanno più male 8 giorni di Pm10 a 140 che 14 a 51. Serve un algoritmo che tenga conto di una media ponderata».
Si può fare altro?
«Oggi si pensa che più che dai gas di scarico, l’inquinamento dipenda dal sollevamento delle polveri a terra. Per questo servono lavaggio strade, diminuzione della velocità, asfaltare con catrami in grado di assorbire soprattutto quelle sottili».
Le caldaie?
«La Provincia, grazie a un accordo col sistema bancario, offre incentivi per la sostituzione. E grazie al risparmio in bolletta, in 3-4 anni l’operazione è a costo zero».
Il traffico dei pendolari?
«Sono 800mila veicoli al giorno. Dobbiamo sviluppare le linee del metrò per andare a intercettare i flussi. E poi serve una tariffazione più razionale».
Servono parcheggi di corrispondenza.
«Certo. Ma stiamo anche studiando accordi con i grandi centri commerciali. Uno lascia lì l’auto e una navetta lo porta al mezzo pubblico. Così magari la sera, prima di tornare a casa, si ferma a fare la spesa».

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