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Porte aperte, multe ai negozi
I commercianti: blitz odioso
Scontro sui divieti del Comune. «Non si perdono così i clienti».
Via ai ricorsi. «Chiederemo i danni»

Articolo del: 03/12/2011
Autore: Annachiara Sacchi

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Effetto domino: giovedì le diffide dei vigili (e la protesta dei commercianti da corso Buenos Aires fino alle associazioni «Per Milano»), ieri le multe a chi si ostinava a tenere aperte le porte dei negozi nonostante i divieti. Scoppia la guerra tra la giunta Pisapia e i commercianti. Con la protesta di Federmoda: «Modalità odiosa e demagogica». Il telegramma di Confcommercio: «Norma di impossibile assolvimento». E i ricorsi: «Chiederemo i danni». L'avevano promesso, l'hanno fatto. Dopo l'«attività informativa» di giovedì nelle quattro arterie dello shopping - via Dante, Via Torino, corso Vittorio Emanuele, corso Buenos Aires - ieri i vigili sono passati all'azione: controlli (104) e 19 multe da 50 euro a chi non osserva l'ordinanza «antismog» che obbliga a ridurre di un grado la temperatura e a tenere chiuse le porte dei negozi. «Ma quali 19? - sbotta Gabriel Meghnagi, presidente di Ascobaires - Ci stanno massacrando, ci vogliono costringere a chiudere». Aggiunge Luigi Ferrario, del coordinamento vie dello shopping: «L'Unione del Commercio con Giorgio Montingelli ci darà assistenza legale. Chiederemo i danni. Con le porte chiuse non entra nessuno».

La battaglia delle porte. E questa volta scendono in campo i big. Come Renato Borghi, presidente di Federmoda: «Questa giunta ha un atteggiamento demagogico. Vogliono dimostrare di essere "sul pezzo". E allora si accaniscono sui "nemici del popolo", i commercianti. Ma la smettano di prendere in giro la gente». Toni durissimi, con tanto di telegramma a firma Carlo Sangalli e Renato Borghi (Confcommercio) al sindaco Pisapia e all'assessore Franco d'Alfonso: «Informati azione sanzionatoria (...), evidenziamo interpretazione norma distorta e impossibile assolvimento. Anche in relazione drammatico momento per il settore invitiamo amministrazione a soprassedere e individuare tavolo confronto». Alfredo Zini, vicepresidente vicario di Epam, l'associazione degli esercizi pubblici, annuncia: «Molti negozi non hanno il riscaldamento. Le multe non hanno senso». Roberto Balsamo, storico commerciante di corso Buenos Aires, aggiunge: «Ognuno ci metta la buona volontà, ma i vigili ci mettano il buon senso, le porte non si montano un giorno con l'altro».

Rivolta. Ma l'assessore alla Sicurezza, Marco Granelli, precisa: «I commercianti sapevano che saremmo intervenuti. Quando c'è di mezzo la salute dei cittadini, è necessario che ognuno si assuma le proprie responsabilità». Arriva anche una lettera bipartisan degli assessori all'Ambiente di Milano e Provincia, Pierfrancesco Maran e Cristina Stancari: «Per trovare una soluzione all'inquinamento atmosferico è necessario che si lavori tutti insieme. Tra l'altro, questo provvedimento permette ai negozianti di risparmiare sul riscaldamento, con un vantaggio anche economico. Siamo convinti che solo un lavoro sinergico ci porterà a miglioramenti strutturali importanti, nell'ottica di conseguire un miglioramento della qualità della vita di tutti».

Commento: Questo articolo non attiene strettamente alla mobilità (ma pur sempre all' inquinamento), ma è interessante perchè illustra bene come Italia, ormai, nessuno guardi più in la dei propri interessi immediati. Non dico interessi, ma proprio solo quelli immediati. Un commercicante singolo potrebbe addurre il calo dei clienti se fosse l' unico a tenere chiuse le porte, ma dovrebbe essere contento di una legge che obbliga a tenerle chiuse, perchè in tal modo può risparmiare su riscaldamento/aria condizionata, senza trovarsi in una posizione di svantaggio rispetto ai concorrenti. Ho molti dubbi che la gente compri solo perchè non deve aprire la porta per entrare!

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