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Smog, il dossier del Comune
«Danni per chi lavora all'aperto»
I vigili hanno fatto da cavia per «misurare» gli effetti reali dei veleni. La ricerca è rimasta «segreta» per due anni

Articolo del: 04/12/2011
Autore: Gianni Santucci

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«L'incremento del rischio aumenta passando da ambientichiusi ad ambienti aperti, e passando dal periodo estivo a quello invernale, caratterizzato dai maggiori livelli di concentrazione, che sono alla base anche del massimo valore di incremento del rischio lungo i percorsi compiuti durante l'attività di pattuglia». Per nove mesi, a cavallo tra il 2007 e il 2008, i vigili di Milano sono stati al centro di un progetto per lo studio dei danni dell'inquinamento sulla salute. Con un approccio innovativo rispetto al passato: mentre tutte le ricerche precedenti incrociavano i dati delle centraline con quelli delle malattie raccolti dalle aziende sanitarie, in questo studio è stata analizzata l'esposizione «reale» allo smog, per quantificare i pericoli che corre chi passa 6, 7, anche 8 ore nel traffico della città.

È una ricerca fondamentale perché si avvicina il più possibile alle condizioni di vita quotidiana dei milanesi: un agente della Polizia locale che va in pattuglia a piedi sulle strade lavora in condizioni simili anche per molte altre categorie (forze dell'ordine, commercianti, operai dell'edilizia) e cittadini (genitori e nonni che in estate passano il pomeriggio al parco con i bambini, ragazzi che fanno sport). La ricerca è stata elaborata dall'Agenzia per la mobilità e l'ambiente del Comune, in collaborazione con l'università Bicocca, ed è stata conclusa nell'ottobre 2008. Da contratto era vincolata da una «clausola di segretezza» di 2 anni e il Corriere è riuscito ad ottenerla solo nei giorni scorsi. Viste le attuali condizioni dell'inquinamento, analoghe (se non peggiori) rispetto a quelle del 2007/2008, i risultati scientifici possono ritenersi ancora validi.
Gli studiosi hanno lavorato su quattro comandi dei vigili (in via Cermenate, viale Tibaldi, via Ponzio e piazza Fontana), utilizzando per ogni campagna di misurazione tre centraline (una dentro il comando, una fuori e una portatile, «indossata» dagli agenti in pattuglia). Uno dei punti chiave dimostrato dallo studio è che l'esposizione alle polveri ultrasottili (Pm2,5 e Pm1) cambia a seconda dei percorsi che si fanno in città: «L'esposizione degli agenti in pattuglia risulta normalmente maggiore rispetto a quella che avrebbero» rimanendo all'esterno del loro comando di appartenenza. «La sovraesposizione media relativa a un percorso di pattuglia in estate e in inverno è stata rispettivamente del 66 e del 51 per cento». Un discorso analogo può essere fatto per il numero di «picchi acuti» di inquinamento incontrati camminando in strada. Si ricostruisce così la fotografia dell'inquinamento «reale» respirato dai milanesi rispetto al consueto riferimento fornito dalle centraline dell'Arpa, che forniscono solo il dato medio dello smog nelle 24 ore.

La ricerca, che ha anche approfondito la composizione chimica delle polveri per valutarne la tossicità sull'apparato respiratorio, spiega quindi che «il danno biologico può variare anche su scala locale, a seconda dello stile di vita» e «in relazione agli ambienti frequentati durante la giornata».
All'epoca dell'elaborazione dello studio, l'assessore comunale all'Ambiente (giunta Moratti) era Edoardo Croci. Ieri, durante il convegno dei referendari organizzato a Palazzo Reale con il consigliere radicale Marco Cappato, Croci ha commentato: «Oltre che per i vigili, l'aumento del rischio vale in generale per tante altre categorie che passano molto tempo all'aperto, penso ai commercianti, e per i bambini e i ragazzi che giocano per ore nei giardini. La composizione delle polveri è altrettanto importante: quelle con molto carbonio, nelle strade trafficate, sono più dannose. Tenere conto dell'esposizione individuale "reale" è importante sia per i comportamenti privati, sia per la politica, che può ottenere risultati importanti per la salute anche con interventi locali mirati. In aree pedonali o con poco traffico, ad esempio, non ci sono meno polveri, ma certamente polveri meno dannose per la salute».

Commento: Un' altro dei tanti studi allarmistici che escono ad intervalli regolari. Sarebbe interessante leggerlo per intero, e non solo per interposta persona, ovvero attraverso il riassunto fatto dal giornalista del riassunto fatto ad un convegno.



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