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I rappresentanti delle associazioni di cittadini davanti all’ex Fornace sull’Alzaia
Ticinese, i residenti contro la movida
«No alla proroga dell'isola pedonale»
La protesta: «Azzerate le potenzialità, l’anima artigianale e artistica e la mescolanza sociale»

Articolo del: 19/03/2012
Autore: Armando Stella

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MILANO - «No al Ticinese usa e getta». Lo striscione si prende quattro metri del parapetto sul Naviglio Pavese e denuncia lo «scippo» del quartiere da parta del popolo della movida: «Il Comune ha prorogato fino all’estate l’isola pedonale senza aver risolto i problemi di sicurezza e d’inquinamento acustico, e senza aver migliorato la situazione ambientale». È un sussulto. Un moto di indignazione che viene dai residenti nella zona. I rappresentanti delle associazioni di cittadini si sono riuniti davanti all’ex Fornace sull’Alzaia. Presidio di protesta, messaggi al megafono e un tazebao di cartelli (che spicca sui graffiti e le scritte No Tav).
GLI SLOGAN - «Salviamo il Ticinese». «È da vent’anni che aspettiamo la rinascita culturale dei Navigli, ci hanno regalato solo la movida». «Non c’è più tempo, la cultura deve tornare nel nostro quartiere». Tra gli organizzatori della manifestazione c’è Ana Brala, rappresentante del Comitato per la tutela dei Navigli: «La giunta non ci ha ascoltato, i diritti dei residenti vengono calpestati». Marina Varriano, portavoce del Comitato dei Navigli: «Il Comune vuole trasformare un ambito così ampio in un’infelice isola pedonale permanente in cui sopravvivranno solo i segni della movida».

Il DOCUMENTO - Il presidio segue l’assemblea pubblica riunita dai comitati l’altra sera: «Negli ultimi venti anni — si legge nel documento diffuso dai cittadini — molti luoghi sono stati tolti alla cittadinanza e anche quelli che come oneri di urbanizzazione dovevano essere restituiti sono tuttora inutilizzati. Questo significa la morte di un quartiere, in cui sono azzerate le potenzialità, l’anima artigianale e artistica e la mescolanza sociale che ha reso vivo questo luogo. La difficoltà di dialogo, la scarsa conoscenza di ciò che sarà il futuro di questo quartiere, suscitano un senso di precarietà e di difficoltà di vivere».

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