| Allarme in piazza Cardinal Ferrari, dove sono già crollate 5 rampe di scale «Crepe in muri e soffitti, colpa del cantiere» Telegramma degli abitanti a sindaco, Prefettura e Procura: «Sospendere gli scavi per i box prima che ci siano delle vittime»
Articolo del: 13/03/2008 Autore: Gianni Santucci
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Milano - «Avevamo freddo». Sorride la signora Laura, e fissa l'angolo tra le due pareti nella sua stanza da letto, dove il marito ha dovuto attaccare due strati di nastro adesivo pesante. Sotto lo scotch si vede un'ombra scura: una notte dello scorso novembre, all'improvviso, le pareti hanno iniziato a staccarsi l'una dall'altra, ora ci sono almeno due centimetri di spazio, una crepa che sale dal pavimento al soffitto, e che di notte lasciava filtrare spifferi gelidi. Le stesse crepe e le stesse fenditure si ritrovano in tutti gli appartamenti di questi due palazzi in via San Calimero affacciati su piazza Cardinal Ferrari, in pieno centro. Là sotto, proprio davanti alle finestre, c'è una voragine di 15 metri: lo scavo per un parcheggio interrato su area pubblica, concesso dal Comune per «interesse pubblico», e assegnato il 4 marzo 2002 dall'allora sindaco- commissario Gabriele Albertini nonostante il Tar avesse detto che bisognava ripetere la gara perché le procedure erano «viziate ». Venerdì scorso, dall'altra parte della piazza, sono crollati 5 piani di scale di marmo. Poteva essere una tragedia. E ora gli abitanti dei due stabili di fronte, in San Calimero, sono terrorizzati: «Cosa aspettano, che venga giù tutto?». Il telegramma inviato ieri al sindaco Moratti, al prefetto e alla Procura riassume tre mesi di battaglie e di paura: «A seguito dell'apertura di crepe e distacchi delle strutture murarie, i lavori dell'impresa sono proseguiti nel silenzio delle autorità informate » (con telegrammi dell'8 e 21 dicembre 2007, un sopralluogo del dirigente «stabili pericolanti» del Comune, cinque richieste all'azienda: la Borio Mangiarotti di Claudio De Albertis, fratello dell'ex assessore alla Salute, Carla, e presidente Assimpredil). E ancora: «Chiediamo la messa in sicurezza dell'area prima di crolli con vittime». Da mesi gli abitanti fissano le crepe che si allargano come serpenti neri lungo i muri, ascoltano scricchiolii sinistri, fruscii di calcinacci dietro le pareti, «assestamenti » che sembrano piccoli terremoti. Nel libro di Luigi Offeddu e Ferruccio Sansa, Milano da morire, quella dei parcheggi interrati di Milano viene definita «un'odissea urbanistica, umana e giudiziaria »: 200 cantieri contro l'emergenza smog e traffico, oltre un miliardo di euro di affari, una torta finita nelle mani di quattro grandi gruppi imprenditoriali. E che non ha risparmiato nemmeno queste case-monumento di via San Calimero progettate da Giuseppe De Finetti, maestro del Razionalismo italiano. «Questo è l'esempio di come il Comune di Milano tuteli i suoi cittadini e il suo patrimonio culturale », commenta amaro Maurizio Baruffi, consigliere dei Verdi. Risponde l'assessore ai Lavori pubblici, Bruno Simini: «L'orientamento dell'amministrazione è quello di aumentare l'attenzione ai problemi dei parcheggi. Ma se un privato provoca danni, ne deve rispondere». Gli abitanti di via San Calimero hanno commissionato a due ingegneri una perizia da allegare alla denuncia. Gli esperti parlano di «distacchi dell'edificio da quello confinante».
E soprattutto: i «fenomeni rilevati» fanno «ritenere che i dissesti non siano esauriti, ma che saranno differiti nel tempo». Gli ingegneri individuano anche la causa degli smottamenti, i tiranti: cavi d'acciaio che nella prima fase di costruzione dei box vengono «avvitati» nella terra circostante per sostenere le mura perimetrali del parcheggio. Una tecnica che il Tribunale ha sempre bocciato: per i cantieri di via Ampère (cinque cause in corso per palazzi devastati da un parcheggio), via Bazzini, piazza Bernini, largo Rio De Janeiro, piazzale Accursio, via Correggio. La motivazione è elementare: visto che il sottosuolo di un palazzo è proprietà privata, nessuno può introdurre niente in casa d'altri senza autorizzazione. Dei tiranti sotto le loro case, gli abitanti di via San Calimero non sapevano nulla. Fino a che i muri non hanno iniziato a spaccarsi.
Commento: Il Comune e i lavori pubblici: quelli che servirebbero non li fa (un esempio, la segnaletica orizzontale) e quelli che fa sono o inutili o addirittura dannosi.
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