| Traffico: protestano gli abitanti del centro Area C, residenti in rivolta «Stop al ticket, è inutile». Dossier degli abitanti di zona 1 Marcia indietro delle categorie produttive: partecipiamo al vertice sui «Giovedì dello shopping»
Articolo del: 03/09/2012 Autore: Armando Stella
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MILANO - «La variazione degli spostamenti in auto è praticamente nulla. A riprova dell'inutilità di Area C applicata ai residenti nei Bastioni». Il comitato No charge ha rielaborato i dati sui flussi dei veicoli prima e dopo la sospensione del ticket: il traffico pertinenziale è aumentato del 20 per cento a cavallo tra luglio e agosto, a fronte di un incremento complessivo del 52 per cento. In numeri secchi significa che le telecamere hanno tracciato 1.600 movimenti in più al giorno degli abitanti nella Ztl: «Una quota quasi irrilevante». È sulla base di queste cifre che i residenti tornano a chiedere alla giunta di rivedere l'impianto di Area C e concedere l'esenzione dal pagamento del pedaggio (2 euro). È l'ultimo appello, ché il tempo è scaduto. L'amministrazione approverà giovedì la delibera sulla rigenerazione del ticket a partire dal 17 settembre.
I DATI - Nei Bastioni sono censite circa 41.900 vetture di residenti e domiciliati: questa flotta passa 10-11 mila volte al giorno sotto le telecamere producendo il 12 per cento del traffico totale. Ma le proiezioni dell'Amat dicono di più: sei automobilisti su dieci, tra i residenti nei Bastioni, supereranno il confine di Area C meno di quaranta volte nel 2012 e dunque non pagheranno neppure un euro per circolare nella zona anti congestione (all'inizio dell'anno era stato concesso un bonus di 40 accessi omaggio). «Perché allora il Comune continua ad accanirsi con noi? - s'interroga Luca Scalmana, il portavoce del comitato No charge -. Mi auguro che la giunta sfrutti lo stop giudiziario al ticket per ripensare regole e obiettivi. La tassa sul rientro a casa è vessatoria».
NUOVI RICORSI - All'orizzonte, per altro, si profilano nuove battaglie legali al Tar: i milanesi «antitassa» discuteranno il loro ricorso, nel merito, all'inizio di ottobre. Incalza Scalmana: «Gli ultimi dati del Comune spiegano, essenzialmente, che 1.600 persone sono potute rientrare a casa all'ora che volevano, senza dover aspettare le 19.30. Ma la libertà di muoversi è un diritto, non dev'essere una concessione». Un consiglio alla giunta arriva da Edoardo Croci, presidente del comitato referendario Milanosìmuove: «Servono agevolazioni più idonee».
SETTIMANA DECISIVA - È la settimana cruciale per il destino del ticket. Lunedì l'assessore al Tempo libero Chiara Bisconti riunirà il tavolo di confronto sui «Giovedì di Milano», il progetto che prevede lo spegnimento anticipato delle telecamere alle 18, anziché alle 19.30, per favorire lo shopping e promuovere la cultura. Confcommercio aveva annunciato la sua «indisponibilità al confronto», stigmatizzando il modus operandi della giunta, per fare marcia indietro appena 24 ore dopo. Il ritorno del sindaco Pisapia ha stemperato le tensioni e riavvicinato le parti. Pura convenienza o strappo ricucito?
I COMMERCIANTI - «Il tema centrale, per noi, è quello di non snaturare un progetto che deve coinvolgere le principali realtà associative e sociali per rilanciare la città - spiega il vicepresidente vicario di Confcommercio, Adalberto Corsi -. E dunque parteciperemo all'incontro per spirito di responsabilità». Contrarissimi ai giovedì-corti restano invece gli ecologisti, i referendari («Non si facciano passi indietro») e gli iscritti a Ciclobby: «L'ipotesi dei "giovedì dello shopping" è sbagliata e pericolosa - attacca il presidente dei ciclisti, Eugenio Galli -. Sbagliata: perché parte dal presupposto che occorra usare l'auto per fare spese. E pericolosa: si insinua nel provvedimento come un cavallo di Troia e rischia di comprometterne la stabilità, ritorcendosi in danno».
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