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Masseroli: «Per le biciclette
più spazi riservati sui marciapiedi»
L'assessore comunale all'Urbanistica: no a infrastrutture, pronto un progetto ispirato a Berlino

Articolo del: 11/10/2010
Autore: Elisabetta Soglio

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MILANO - Armiamoci di pennello e di regole. «Se vogliamo una città più aperta alle biciclette, dobbiamo cambiare approccio e smettere di pensare in termini di infrastrutture, altrimenti i costi, i tempi e i disagi non renderanno mai realizzabile il disegno». L'assessore comunale all'Urbanistica, Carlo Masseroli, sta concludendo proprio in questi giorni uno studio su come incentivare l'uso delle due ruote, che verrà inserito all'interno del Piano della mobilità urbana. Entro un mese sarà presentato il progetto che parte da una concezione «soft», verrà sperimentato in una zona pilota e si ispira al modello berlinese. Il senso è sfruttare i marciapiedi e le strade, limitandosi a segnalare con una striscia la parte dedicata alle biciclette e inserendo una apposita segnaletica che serva per i pedoni e gli automobilisti. «Anche la lettera del pedone travolto dal ciclista, con cui il Corriere ha aperto il dibattito - spiega Masseroli - dimostra che il problema è di educazione ma soprattutto di regole».

Masseroli con i suoi tecnici ha esaminato e studiato sul posto il caso berlinese: «Lì il modello è promiscuo. Non ci si è posti il tema della doppia marcia o delle larghezze, ma si sono disegnate le strisce sui marciapiedi o sulle strade, formando comunque un reticolato che consente ai ciclisti di muoversi in tutta sicurezza in città». Il vantaggio è che i costi si abbattono e non bisogna toccare neppure un mattone. I problemi, però sono noti: le strade affollate, i marciapiedi stretti e spesso dissestati, le regole non definite. Masseroli insiste: «È chiaro che stiamo facendo uno studio analitico, esaminando le criticità di ogni strada e pensando una nuova segnaletica per auto, bici, moto e pedoni. Ma è l'unica possibilità che abbiamo per agevolare davvero l'uso delle due ruote in una città in cui è fisicamente impossibile costruire una pista in ogni via».

Masseroli insiste sulla necessità di cambiare visione: «Non è più la contrapposizione fra auto e ciclista, o fra ciclista e pedone, come sosteneva l'ex assessore Edoardo Croci. Ma la tutela della libertà di ciascuno di spostarsi come meglio crede». Altro è il discorso dei raggi verdi: «È un sistema diverso - conclude Masseroli - e serve a collegare i parchi, ma certo non è la risposta al bisogno quotidiano di una viabilità destinata alle due ruote». In attesa che il Comune presenti questo nuovo progetto da inserire nel Piano della mobilità urbana, il dibattito investe il mondo della politica cittadina. Fabrizio De Pasquale, consigliere comunale del Pdl, sostiene per esempio che «è ora di smetterla di porre l'accento sull'esigenza di nuove piste ciclabili, difficili da realizzare e ancora più difficili da conservare in buono stato».

Un discorso, assicura, «da uno che usa spessissimo la bici per muoversi in città». «Piuttosto - spiega ancora De Pasquale - preoccupiamoci delle rastrelliere e dei parcheggi per le due ruote. Ogni condominio e ogni ufficio deve prevedere degli spazi ad hoc dove poter sistemare le bici». Il verde Enrico Fedrighini sposa la linea Masseroli con qualche riserva: «Il principio dell'assessore va benissimo. A Milano c'è bisogno soprattutto di tracciare gli itinerari e in questo senso basta la vernice. L'importante però è che i percorsi protetti si snodino senza interruzioni». Alla fine, insomma, si torna al problema di sempre: «Dobbiamo rendere più sicure - dice Fedrighini - le piste ciclabili. Sia quelle esistenti sia quelle che verranno».

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