Articolo del: 14/11/2012 Autore: Ippolito Fassati
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Il 7 novembre 2012 la Regione Lombardia ha annunciato il suo Piano di Qualità dell'Aria che prevede, tra le tante misure, l'estensione del divieto di circolazione nell'area definita critica (coinvolge c.ca 200 Comuni) alle auto a gasolio Euro 3 e ai motocicli 2 tempi Euro 1, entro la primavera del 2016.
Un piano che prevede complessivamente 91 azioni da completare entro il 2020 in quattro ambiti differenti: mezzi di trasporto, impianti di riscaldamento, produzione di energia e attività agricole. Il Piano ha il compito, molto importante, di abbassare le emissioni e le polveri sottili nell'aria, pur costringendo ad importanti sacrifici molte famiglie.
Ciò che però appare evidente è la programmazione nel tempo di tali divieti che consente agli automobilisti e motociclisti lombardi di organizzarsi nel prossimo triennio.
Area C, nessun preavviso
Cosa che invece non ha concesso il Comune di Milano, vietando da un momento all'altro la circolazione alle auto Euro 3 all'interno dell'Area C e rendendo di fatto non valido il libretto di circolazione di moltissime auto acquistate fino al 2006. All’improvviso. Ci si chiede come possa una famiglia acquistare un bene come l’auto solo pochi anni fa, pianificando di tenerla per un periodo programmato nel tempo e di trovarsi oggi nell’impossibilità di utilizzarla all’interno di un’ampia area comunale.
I numeri parlano chiaro, nel solo Comune di Milano le auto Diesel Euro 3 sono circa 87.000. Quello che viene istintivo chiedersi, oltre alla non corretta pianificazione dell'intervento è se esiste una reale e provata motivazione tecnica. Viene infatti d’istinto chiedersi perché prima di fermare dei motori (facciamo l'esempio della smart del 2003 ad emissioni bassissime ma ancora omologata Euro 3) già molto efficienti, non si sia intervenuti sugli impianti di riscaldamento più obsoleti.
Chi lo dice che inquinano così tanto?
Per fare ancora maggiore chiarezza riportiamo un estratto di un articolo del nostro collaboratore Ing. Enrico De Vita, apparso a marzo sul mensile Auto. «Quella poi di aver escluso le diesel Euro 3 dall’ingresso a pagamento (solo i residenti potranno accedere e solo sino alla fine dell’anno) è una manovra che sconcerta chi capisce qualcosa di motori. In nessun Paese al mondo avrebbero adottato un provvedimento simile. La UE impone agli amministratori di dimostrare che ogni misura adottata limitando la circolazione di determinati veicoli ha raggiunto poi l’obbiettivo prefisso. Altrimenti si tratta di un vero abuso di potere.»
«Ma limitare la circolazione di un diesel Euro 3 è provvedimento privo di ogni significato scientifico e colmo di demagogia. Le diesel Euro 3 sono state prodotte e vendute fino a tutto il 2006 e sono dotate di common rail e di gestione elettronica della combustione. Non fumano più come le diesel di 20 anni prima e il particolato da loro emesso è il 95% meno di quello ante common rail. Imporre il divieto di usarle a Milano, anche pagando il ticket, significa di fatto vietare a un cittadino di usare una vettura acquistata solo 5 anni fa.»
«Significa, da parte di chi vuol farsi passare per ecologista, discriminare senza motivo un veicolo che produce il 30% meno di anidride carbonica e consuma altrettanto meno di qualunque auto a benzina. Significa voler incentivare a ritmi forsennati il rinnovo del parco, senza alcuna vera ragione ambientale. Alla faccia di chi non ha i soldi per comprarsi l’ultimo grido. Le auto di oggi durano molto di più di quelle di un tempo.»
E' possibile reagire?
Ma allora ci si chiede se il Comune di Milano abbia seguito le corrette modalità per l’applicazione di tale provvedimento, sia come tempi di attuazione (basti osservare l'esempio della Regione che ha dato 3 anni agli automobilisti per adeguarsi) che di efficacia dei risultati. Possibile che solo il coraggio di un'autorimessa abbia potuto mettere in dubbio con i fatti le decisioni prese dal Comune sull’Area C?
Perché gli 84.000 proprietari dei veicoli Euro 3 presenti a Milano non formano una Class Action, prevista proprio per difendere i consumatori (art. 140 bis codice consumo)? O perché non proporre un’istanza alla Corte Costituzionale Europea coi Cittadini come “parte lesa”? E’ infatti previsto che anche i privati cittadini, le imprese o le organizzazioni possano portare un caso all'attenzione della Corte se ritengono che un'istituzione dell'UE abbia violato i loro diritti. In tempo di crisi il cambio dell’auto, se motivato, dovrebbe essere pianificato e non imposto all’improvviso alle famiglie milanesi.
Commento: Bloccare le auto ha vari pregi (per i nostri amministratori privi di serietà): - Colpisce chi ad ora ha dimostrato di essere meno reattivo ai soprusi e alle vessazioni, ovvero il cittadino medio che deve usare l'automobile. Si può così dire di fare qualcosa senza rischiare granchè.
- Si fa bella figura sui giornali, quasi sempre compiacenti verso il fanatismo pseudoecologico.
- Probabilmente si fa contento qualcuno, dato che chi deve buttare via la propria auto deve comprarne probabilmente una nuova. Quella vecchia, in realtà ancora ottima, può invece essere recuperata a poco e rivenduta a molto di più da qualche altra parte, dove le assurde regole in questione non esistono.
C'è poco da aggiungere all'articolo, per quanto riguarda l'assurdità di tali misure, che possono essere dettate solo da totale ignoranza in materia e da male fede. Si può magari solo dire in più che la differenza fra Euro 3 e Euro 4 non è certo pari a quella che poteva esserci, ad esempio, fra Euro 1 e Euro 2. Ogni volta che si sale nella scala Euro, il guadagno si riduce, ma il costo aumenta. Ma già, i costi ricadono sui cittadini, mica sui politici locali che introducono tali demenziali limitazioni!
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