| Centrale e Cadorna, i problemi anche nelle stazioni principali Ascensori guasti, disabili prigionieri in metrò Nel labirinto delle stazioni: ostacoli e barriere, fermate e uscite inaccessibili. «Troppe discriminazioni»
Articolo del: 03/10/2008 Autore: Armando Stella
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MILANO - «Segui il conto alla rovescia». L'alta velocità sta arrivando, è scritto sul totem elettronico: 70 giorni al lancio del supertreno in Centrale. Nell'attesa, mezzogiorno di ieri, l'annozero del disabile: «Segua il corridoio, poi la prima a destra. Riesce a fare le scale con la carrozzella? ». Pure l'addetto Atm non sa come uscirne. Il montacarichi è fuori uso, c'è appoggiato un ambulante che vende ombrelli a 3 euro. La via di fuga consigliata dal metrò, per un passeggero disabile, sale 30 gradini e sbuca in piazza Duca d'Aosta.
Non c'è alternativa? «Avrebbe dovuto avvisare prima». E certo. Altrimenti: la Centrale è una trappola, l'unico ascensore di Cadorna è guasto, si sono piantati i due montascale a Garibaldi, è fuori servizio anche la pedana alla fermata Duomo e si potrebbe continuare a lungo. Così l'Atm in Duomo: «L'ascensore è là in fondo, dopo il bar». Non si seguano le frecce. Non ci sono. È il metrò l'handicap dei disabili. La linea 1 e la 2 in testa. Fermate inaccessibili. Progettate vecchie. Stazioni zeppe di ostacoli e barriere che «le rendono ostili, proibite, vietate alle categorie deboli», sostengono le associazioni pro-handicap attive a Milano.
Duomo, fuori servizio il montascale per la piazza
«Se abbiamo una colpa, è quella di esserci stancati di segnalare queste situazioni. Siamo sfiniti dalle denunce inascoltate », attacca Giovanni Merlo, direttore della onlus Ledha. Tutti questi anni di lotte per una mobilità che non sia, com'è, «discriminante». Le pedane elettriche sono l'esempio: «Una scelta fallimentare fin dal principio. Non sono affidabili, né gradite». Si spaccano ogni due per tre, soffrono la manutenzione, servono una persona alla volta e lentamente, quella «diversa e stigmatizzata», seduta in carrozzella. Risultato? «La principale rete di trasporto non è utilizzabile né dai disabili, né dalla mamme con le carrozzine né dagli anziani. Servono gli ascensori — conclude Merlo —. Atm dice che i progetti ci sono, ma il Comune non ha i soldi. E poi saremmo una metropoli europea, la città dell'Expo? Ecco: magari l'Expo servirà».
Ultima relazione del difensore civico, pagina 37. Un paragrafo esamina l'«Accessibilità nelle stazioni della metropolitana». Scrive Alessandro Barbetta: «Solo 22 stazioni su 39 sulla linea 1 e 16 su 18 sulla linea 2» sono funzionali alle persone in carrozzella e sulla verde «la maggioranza dei montascale risulti "fuori servizio"». Non solo: delle otto fermate tra Loreto e il capolinea di Sesto «solo due sono attrezzate». L'avvocato dei milanesi ha interpellato la giunta sui progetti per «l'eliminazione delle barriere architettoniche » e resta sempre in attesa di risposte.
Il montacarichi del metrò in Stazione Centrale
Il punto, però, è chiaro: è in ballo il diritto alla mobilità e gl'interventi devono dare «effettività al principio di uguaglianza» davanti al metrò. Normodotati e non. A Milano e nell'hinterland. Perché il caso della tratta extraurbana della M2 è, se possibile, ancora più complicato. Regione, Provincia e Comune firmano un'intesa anti-barriere nel marzo 2004. Ascensori, rampe e guida tattile per ipovedenti. La Provincia paga lo studio, Atm ridisegna le 13 fermate fino a Gessate e stima un investimento minimo di 25,6 milioni di euro. Ad oggi i lavori interessano solo Cologno Nord e Cernusco. Si sentono di peso, i disabili. E i montacarichi sono la loro croce. Riccardo Baldinotti è un dipendente della Regione, lavora in via Cardano. È invalido, si sposta su una sedia a rotelle, va in ufficio in metrò, da Famagosta in centro. Meglio: ci prova. Ogni giorno deve cambiare percorso in base agli ostacoli e allungare i tempi di viaggio: «Sono rimasto più volte bloccato a Gioia, ormai ho rinunciato e proseguo per Centrale. Là non esiste un modo per salire e allora cambio, linea 3, direzione Sondrio. Qualche volta l'ascensore è guasto e allora vado dalla parte opposta, a Repubblica... ». Gli è capitato, giura, di dover prendere giorni di ferie, sprecare soldi suoi: «Tutti i sistemi erano fuori uso, sono dovuto tornare a casa». Il problema c'è ed è grave. Non a caso il presidente di Atm, Elio Catania, ha nominato un funzionario ad hoc. L'azienda ha elaborato un nuovo piano per rilanciare l'accessibilità sulle reti sotterranee e di superficie, sarà presentato a breve. Un altro conto alla rovescia.
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