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Atm taglia i servizi per trovare 150 milioni

A rischio le corse del metrò nelle notti del sabato: "Troppo costose e poco frequentate"

Articolo del: 12/11/2009
Autore: Oriana Liso

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Ha bisogno di soldi, Atm. Per realizzare le promesse del piano d’i mpresa in corso, quello che scadrà nel 2011, e per gettare le basi del successivo, quello che porterà Milano all’Expo. Ma nelle sue casse non ce ne sono a sufficienza, tantomeno in quelle del Comune. Anzi, il debito che Palazzo Marino ha accumulato nei confronti della sua controllata viaggia ormai tra i 100 e i 150 milioni. una cifra monstre, che blocca qualsiasi ipotesi di sviluppo. Per questo, da qualche giorno, il presidente e amministratore delegato Elio Catania sta facendo la spola con piazza della Scala.


Prima un incontro con l’assessore al Bilancio Beretta e il direttore generale Sala, la scorsa settimana. Poi, ieri pomeriggio, un altro appuntamento con il sindaco Moratti e l’assessore alla Mobilità Croci. E se l’argomento sul piatto sono le grosse cifre necessarie a garantire la sostenibilità del piano d’impresa — tra ammodernamenti della flotta viaggiante e costruzione ex novo delle linee di metrò promesse — l’incognita nell’aria è sempre la stessa: dove tagliare per trovare i soldi?


Il Comune, da parte sua, è stato chiaro: non ha a disposizione una cifra tale da ripianare il debito con Atm, anche per i limiti stretti imposti dal Patto di stabilità, e in ogni caso vuole vedere risultati concreti prima di mettere mano al portafogli. Per questo si lavora a trovare soluzioni: da quelle più minute, che permetterebbero il recupero di cifre modeste, a quelle più strutturali.


Si potrebbe iniziare — ed è questa una delle possibilità su cui si lavora — dai servizi che non rendono quanto costano, come l’ora in più, il sabato sera, di metropolitana. Una sperimentazione — che riguarda un numero contenuto di utenti — che scade a fine anno e che non si sa se verrà rinnovata, rendendola strutturale e ampliandola, o se verrà cancellata e sostituita da altri servizi simili, come il Bus by night.


Un’altra ipotesi allo studio è quella di ridurre i servizi di staff: in questo caso si pensa a scivoli per chi ha raggiunto l’età pensionabile, in modo da sfoltire un po’ alcuni settori cresciuti troppo negli anni (del resto, il top management è quasi raddoppiato dopo il trasloco di Catania dalle Fs: alla fine del 2006 il costo dei dirigenti superava di poco i tre milioni di euro, alla fine del 2008 la cifra sarebbe salita oltre i quattro milioni).


Catania sarebbe tornato alla carica con un’altra, vecchia richiesta: ritoccare verso l’alto le tariffe. Ma su questo è il sindaco per prima ad aver imposto l’alt, perché il prezzo del biglietto bloccato per cinque anni era nel suo programma elettorale, e con la probabile ricandidatura dietro l’angolo deve evitare di aumentare i balzelli. «I milanesi sarebbero disposti a pagare di più solo dopo aver visto un netto miglioramento del servizio, che invece non c’è stato», si sarebbe sentito rispondere Catania.


Ecco perché i rapporti tra l’Atm e il suo azionista unico, si stanno facendo sempre meno rilassati, tanto che il presidente Catania sta aumentando i suoi viaggi verso Roma: per sondare il terreno per nuovi incarichi istituzionali, secondo le fonti più malevole. Per cercare autonomamente i finanziamenti a opere vitali come le nuove linee del metrò, in mancanza dei trasferimenti del Comune, secondo altri.

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