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La mappa del rischio elaborata dalla Fondazione Lombardia per l’Ambiente
Smog, dossier segreto del Comune

«In centro l’emergenza è cronica»

I Bastioni come le tangenziali: «Sia in estate sia in inverno superati i limiti di legge europei»

Articolo del: 27/11/2009
Autore: Gianni Santucci

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MILANO - «Il basso numero di stazioni pre­senti sul territorio non è sufficiente per svolgere significative analisi» sul­l’aria e per questo la Fondazione Lom­bardia per l’Ambiente ha installato al­tre 50 centraline antismog, ovunque, centro e periferie. L’incarico le è stato affidato dal Comune dopo l’avvio di Ecopass, il 18 febbraio 2008. Obietti­vo: «L’individuazione delle zone del­la città più critiche, quanto a 'rischio potenziale', fornendo così al deciso­re politico un agile strumento per po­ter attuare delle politiche, a breve ter­mine, di mitigazione delle emissio­ni». La relazione è del giugno 2009, ma il dossier sulla salute pubblica dei milanesi — pagato dai cittadini — è stato nascosto, archiviato, secretato.


Nelle conclusioni si legge, tra l’altro, che «l’esposizione della popolazione residente che lavora a Milano, i resi­denti non occupati e le persone pres­so strutture ospedaliere presentano un grado di esposizione di tipo croni­co». E cronico «si dice di malattia per­sistente nell’organismo, priva di ma­nifestazioni acute ma di difficile gua­rigione». Definizione da dizionario. Il documento rientra nel program­ma «Pro-Life» ed è da sei mesi nei cassetti di Palazzo Marino. S’intitola «Analisi di rischio per la valutazione dell’impatto della qualità dell’aria sul­la popolazione di Milano, monitorag­gio target- oriented e analisi delle cri­ticità »: 114 pagine sulle due campa­gne di misurazione condotte nel­­l’estate 2008 e nell’inverno 2009, ana­lisi comparate dei dati su benzene, biossidi di azoto, ozono e pm10. Me­dici e ingegneri hanno scelto i 50 «si­ti di monitoraggio più rappresentati­vi», da piazza Mondadori a via Dante, da corso Magenta a piazza Bolivar, considerato i «fattori di pressione» sull’ambiente («traffico, sorgenti di ti­po civile e industriale») e definito una «carta degli elementi di vulnera­bilità» che include scuole, ospedali, «aree a particolare densità abitativa» e tutela anzitutto bambini e anziani.


Una sola premessa: «Nel quadro delle politiche di road pricing attuate dal Comune, una specifica tassa chiama­ta Ecopass è stata introdotta nel me­se di gennaio 2008». Il programma Pro-Life ne valuta gli effetti. Questi. «Le medie giornaliere di concentrazione del pm10 rilevate sia in estate sia in inverno in tutti i siti di monitoraggio sono spesso superiori ai valori limite fissati dalle normati­ve », fino all’esasperazione dei 199 mi­crogrammi misurati in via Larga, zo­na Ecopass, un valore quattro volte oltre la soglia d’allarme fissata a 50 microgrammi. «Le aree maggiormen­te critiche si snodano lungo una fa­scia centrale che attraversa la città da est a ovest» e che interessa «anche buona parte dell’area Ecopass»: que­sto, in particolare, «denota la circola­zione significativa di autovetture a benzina (non solo Euro 4) indipen­dente dal disincentivo economico in­trodotto dall’amministrazione». Tut­tavia, la tassa antismog un impatto ce l’ha: mentre «all’interno della zona di rispetto Ecopass le concentrazioni degli ossidi di azoto e di benzene mo­strano una diminuzione rilevabile», e pure i livelli di pm10, «immediata­mente al di fuori di quest’area i valori sono molto più alti, ma anche supe­riori a quelli delle aree più periferi­che caratterizzate da un traffico pe­sante. Questo fenomeno può essere attribuito al congestionamento di au­toveicoli alla ricerca di un parcheg­gio».

È l’effetto canyon descritto da­gli esperti lungo i Bastioni, la camera a gas affacciata sul centro storico. Oltre agli impianti di riscaldamen­to, c’è il «contributo determinante» del traffico nel superamento dei limi­ti «orari e annuali sulle concentrazio­ni » degli inquinanti. Un contributo doppio: assieme agli scarichi, le auto dei pendolari trasportano anche «par­ticolato » prelevato da «terreni conta­minati esterni al territorio urbano mi­lanese». Milano, in sintesi, respira so­lo di notte, «quando i residenti e i la­voratori provenienti da fuori città tor­nano alle proprie abitazioni». Osserva Enrico Fedrighini, consi­gliere dei Verdi, che «il Comune, ol­tre a prendere provvedimenti, deve anche monitorarne l’efficacia. Questi documenti non dovevano essere se­cretati, è un brutto segnale per la cit­tà. Letizia Moratti ha avuto il corag­gio di aprire una nuova strada nella lotta allo smog. Non torni indietro».



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