| Smog alle stelle, multa Ue in arrivo il centrodestra blocca il referendum Un'altra giornata con polveri sottili al triplo dei limiti massimi consentiti. Ma a Palazzo Marino i franchi tiratori affossano la nomina dei garanti che valuteranno l'ammissibilità dei quesiti
Articolo del: 20/01/2011 Autore: ILARIA CARRA e SIMONE BIANCHIN
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Milano sempre più sotto scacco delle polveri sottili. Sono otto i giorni consecutivi di smog fuorilegge in città, sedici in tutto dall’inizio dell’anno. E mentre i veleni non danno tregua, da Bruxelles, con una lettera, arriva la conferma che l’Unione Europea ha aperto la procedura d’infrazione contro l’Italia per non aver adottato, dal 2005 a oggi, le misure necessarie per contenere l’inquinamento. E che Milano e la Lombardia avrebbero delle colpe: il rischio è una sanzione di 4 miliardi, di cui 800 milioni a carico della Lombardia per il solo 2005. La conferma della procedura d’infrazione contro l’Italia è arrivata con una lettera in cui si spiega che «la Commissione ha deciso di presentare ricorso contro l’Italia presso la Corte di giustizia».
E in consiglio comunale dopo nove votazioni non si sblocca l’elezione dei garanti necessari per far votare i cinque referendum ambientali chiesti dal comitato promotore “Milano si muove”. Per completare il collegio, che dovrà valutare l’ammissibilità delle proposte di iniziativa popolare, serve l’elezione di altri due saggi. Ma anche nelle due votazioni di ieri c’è stato il nulla di fatto. E sotto accusa finiscono i franchi tiratori del Pdl. Il vertice del partito di maggioranza aveva dato ai consiglieri l’indicazione di votare. Invece in aula l’ottava e la nona votazione a scrutinio segreto di una lunga serie iniziata il 10 gennaio sono andate di nuovo a vuoto. Ed è accaduto proprio nel giorno in cui l’ufficio elettorale del Comune verificava che per l’ammissibilità di tutti i cinque referendum ci sono abbastanza firme. Dei tre garanti ne è stato eletto soltanto uno, lunedì scorso: è Ada Lucia De Cesaris, avvocato della corte di Cassazione proposto dal centrosinistra. Lei presiederà l’organo dei garanti.
L’iter che dovrebbe portare al voto dei referendum in primavera, dunque, è ancora in alto mare. I risultati sono stati sconfortanti: negli ultimi due scrutini i votanti sono stati 43, su 47 consiglieri presenti, 28 della maggioranza e 15 dell’opposizione. I due principali candidati per il collegio dei garanti sono il cassazionista Leonardo Salvemini e il presidente dell’Ordine degli avvocati, Paolo Giuggioli. Per essere eletti è necessario raggiungere il quorum di 43 voti. Al termine della prima votazione a scrutinio segreto Salvemini si fermava a 39 preferenze, Giuggioli a 26. Lontanissimi gli altri. Alla fine del secondo tentativo di elezione Salvemini è sceso a 37 voti, Giuggioli ancora più giù, a 21.
Franchi tiratori nella maggioranza? «Evidentemente sì — ammette il capogruppo del Pdl, Giulio Gallera — la votazione l’avevo chiesta io, la mia indicazione era di votare. Ero convinto che Salvemini da 39 voti potesse arrivare a 41, credevo che almeno uno dei due garanti sarebbe stato eletto. Ma vedrete che entro venerdì li votiamo tutti. Il problema è che ci sono due o tre colleghi che non sono ancora convinti sul nome di Paolo Giuggioli. Intervenga il sindaco, speriamo che venga in aula».
L’intervento di Letizia Moratti è chiesto all’unanimità. «Che venga e che voti — dice il capogruppo del Pd, Pierfrancesco Majorino — e tenga d’occhio i consiglieri della maggioranza, dove c’è un gruppo che non sta votando i garanti. È pazzesco che il consiglio comunale non riesca a dare ascolto a 25mila cittadini che hanno chiesto i referendum». Di certo il voto a scrutinio segreto ha favorito l’ammutinamento nel Pdl, tra schede bianche e nulle. Molti consiglieri del centrodestra ritengono che i referendum non siano fondamentali e che riguardino tematiche che il Comune sta già affrontando.
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