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L'inchiesta - Il «viaggio» del Corriere nei palazzi della politica
Uffici pubblici, caldo fuorilegge
Temperature oltre le soglie fissate. In Comune, Provincia e Regione raggiunti i 24 gradi di media

Articolo del: 27/01/2011
Autore: Marta Serafini

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MILANO - Caldo. Troppo caldo. Le temperature degli uffici pubblici milanesi sforano il tetto consentito dalla legge. «Venti gradi al massimo», recita il regolamento comunale. Con una tolleranza di due gradi. Così dovrebbe essere. E, invece, in media si toccano i 24, con il personale costretto a lavorare in maniche di camicia e le finestre aperte. Il tutto mentre il Comune valuta se chiedere ai cittadini di abbassare il riscaldamento delle abitazioni a 19 gradi, per far fronte all'emergenza smog. La prima tappa è Palazzo Marino. In aula consiliare si dibatte sul Pgt. Il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino prende la parola. Il termometro digitale segna più di 24 gradi. Atmosfera incandescente? C'è chi si toglie la giacca e il maglione. E chi si passa il fazzoletto sulla fronte, cercando di non sbadigliare. Sono le quattro del pomeriggio. All'aperto la colonnina di mercurio segna otto gradi. Un'assurdità per Enrico Fedrighini, consigliere dei Verdi: «È uno spreco di risorse, oltre che un pessimo esempio per la città. Dovremmo fare di più. Da tempo propongo un piano di incentivi fiscali per i condomini virtuosi». Al quarto piano di via Marino, negli uffici dei gruppi consiliari, gli impiegati sospirano. «Dobbiamo tenere le finestre spalancate e il termostato è al minimo». Risultato? Qui i gradi sfiorano quota 25.

A Palazzo Isimbardi, sede della Provincia, la scena è la stessa. Il caldo costringe a togliersi sciarpa e cappotto già all'ingresso. A pianterreno siamo a quota 22,59. Poi, bisogna aggiungere un grado per piano. Negli uffici vuoti della presidenza - finestre e porte chiuse - la temperatura tocca i 24.58. Qualcuno si accascia sui divanetti, qualcun'altro sostiene che «va bene così, c'è un bel calduccio. Poi che vuole? L'impianto è vecchio». Non ha dubbi Andrea Poggio, vicedirettore di Legambiente. «Gli enti pubblici dovrebbero avere un pò più di coerenza. Non si può essere garanti delle regole e poi trasgredire così, senza controllare cosa succede in casa propria». Va un pò meglio al Pirellone. Nei corridoi la temperatura si aggira intorno ai 22 gradi. La legge è salva? Pare di no. Già, perché basta entrare negli ambienti più piccoli e si passa subito ai 23 gradi.

La speranza è che la situazione migliori nelle sedi aperte al pubblico. All'Anagrafe di via Larga gli uffici si stanno svuotando. In strada fa decisamente freddo. Il sole sta per tramontare. E con lui tramonta pure l'illusione di una temperatura a norma di legge. Basta varcare il portone e la colonnina sale a 27 gradi. Chi è ancora in fila non sa dove appoggiare i guanti e il cappello. I dipendenti sudano, si innervosiscono. Una signora si lamenta per il protrarsi dell'attesa. È sufficiente spostarsi di poco e sulle poltroncine dell'ufficio permessi si aggiunge un altro mezzo grado. È l'ultima rilevazione: quasi ventotto gradi. Ormai è estate.

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