Articolo del: 07/02/2011
Vai all' articolo originale
Con i dodici gradi sul termometro a mezzogiorno, per i forzati della seconda domenica a piedi questa volta è andata meglio. Un assaggio di primavera che ha portato addirittura un gruppo di turisti tedeschi a lanciarsi nella fontana del castello Sforzesco, migliaia di milanesi si sono accontentati di invadere il centro e i parchi per una passeggiata al sole, approfittare dei negozi aperti, dei musei e delle piscine gratis (1.600 si sono buttati nelle vasche comunali coperte), scorrazzare in bicicletta nelle strade libere dalle auto tra le 8 e le 18. O quasi libere. A fine blocco il bilancio è di 4.511 auto fermate dai vigili e 641 multate. Erano 120 ieri le pattuglie impegnate a far rispettare l’ordinanza. Da oggi è ancora vietato entrare nella Cerchia dei Navigli per le auto inquinanti che normalmente pagano il ticket. Sarà così per tre giorni, dopo il tavolo che con i sindaci che il presidente della Provincia Guido Podestà ha convocato per mercoledì, se gli altri Comuni non aderiscono ai blocchi milanesi quasi sicuramente Palazzo Marino sospenderà l’ordinanza anti-inquinamento. E dopo il bis, non ci sarà una terza domenica a piedi in solitaria. A dire «basta» c’è anche il capogruppo della Lega Matteo Salvini, che ritiene i blocchi «forse gradevoli per chi va in bicicletta» ma «una beffa per chi lavora e ha solo la domenica per andare in giro con auto e famiglia». Il blocco del traffico «è uno strumento antiquato di fronte all’emergenza smog» anche per i promotori dei cinque referendum sull’ambiente, Edoardo Croci, Enrico Fedrighini e Marco Cappato, che organizzano per venerdì e sabato prossimo a Palazzo Marino una due giorni di confronto sui piani per la mobilità e l’aria con altre città europee, con i vicesindaci di Parigi, Lione, Bruxelles, Monaco e Graz. È previsto l’intervento anche del sindaco Letizia Moratti. Ma da un confronto tra tredici città Ue Milano vince già la sfida sulla rete di trasporto elettrica, è quarta per i passeggeri trasportati sui mezzi pubblici, in coda alla classifica invece per le piste ciclabili (Vienna capolista). Il candidato sindaco del centrosinistra Giuliano Pisapia dimentica che città come Torino e Napoli, governate dal Pd, sono davanti a Milano nella classifica delle città più inquinate d’Italia stilata da Legambiente (anche se proprio al fianco degli ambientalisti ha manifestato due giorni fa a Palazzo Marino). Ma punta il dito contro Letizia Moratti e il vicesindaco Riccardo De Corato: «É inutile - accusa - che si lamentino per il fatto che Milano sia l’unica città a bloccare il traffico. La nostra città paga la totale assenza di rapporti con i Comuni dell’area metropolitana e latita sulle politiche energetiche e della mobilità». Il Comune ricorda alcuni risultati degli ultimi 5 anni. Come il raggiungimento della soglia media di 40 microgrammi al metro cubo per il pm10 nel 2010, quando a Torino le polveri hanno sforato i limiti 134 volte, 47 in più di Milano. De Corato ribatte a Pisapia che il sindaco «ha normali rapporti con i colleghi dell’hinterland, ma non l’autorità per dire loro cosa fare» e a Salvini che «è un disco rotto, ripete cose già dette dalla Moratti».
Commenti |