| IL CASO Radiobus, dal decollo al declino vetture vuote e 5 milioni di buco Percorsi dispersivi e prenotazioni complicate: il servizio avviato nel 2000 è in crisi. Atm taglia e investe sulle navette di quartiere. Il colpo di grazia dovrebbe arrivare dai minibus
Articolo del: 16/02/2011 Autore: ORIANA LISO
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Andare a regime entro giugno, arrivando a coprire tutte le sedici zone periferiche e semiperiferiche in cui è divisa la città, almeno secondo Atm. Se le quotazioni del Radiobus di quartiere sono in ascesa, il rovescio della medaglia è immediato: per potenziare quel servizio andrà depotenziato il Radiobus tradizionale, il servizio introdotto in via sperimentale poco più di dieci anni fa e mai realmente supportato dalla stessa azienda dei trasporti. È la fine del Radiobus? Atm da mesi ammette che sì, il servizio «così com’è non è efficiente». Ma, dall’altra parte, traccheggia sul futuro delle navette a chiamata che, dieci anni fa, venivano presentate come un grande servizio per la sicurezza serale dei passeggeri, soprattutto delle donne.
A parole, e nelle occasioni ufficiali, non solo il presidente Catania ma anche il sindaco Moratti hanno ripetuto che Radiobus sarebbe stato prima potenziato, poi ripensato. Ma la verità — stando anche al piano presentato ieri dall’azienda ai sindacati — è ben diversa: mezzi e autisti del Radiobus verranno quasi interamente spostati sulla “versione di quartiere” che ora copre otto zone della città sostituendo dalle 22 in poi gli autobus tradizionali. Una doppia strategia di contenimento dei costi, quindi, che taglia le percorrenze delle linee tradizionali, e trasferisce su miniitinerari di quartiere le potenzialità del Radiobus. Già oggi gli oltre 80 autisti che fino a un paio di anni fa erano impegnati in questo servizio sono scesi a poco più di 30, e lo stesso discorso vale per i minibus, non più di 40 mezzi. Ma nel giro di pochi mesi anche questi numeri saranno drasticamente ridotti.
Basta fare una prova oggi, telefonando al callcenter di Atm per prenotare il servizio Radiobus. Lunghe attese — in media cinque minuti — e operatori che precisano subito che, anche se la prenotazione non è per il giorno stesso, potrebbe essere difficile trovare posto. Risposte poco convincenti, se incrociate con un altro dato che l’azienda non ha mai smentito: durante la settimana le 34 navette che ogni sera svolgono il servizio del Radiobus tradizionale viaggiano quasi vuote, con un paio di passeggeri a bordo a fronte di 16 posti disponibili. Va di poco meglio nel fine settimana, quando il servizio cambia nome (diventa “Bus by night”) e i posti occupati salgono a 5 o 6. Ma, sempre stando ai dati raccolti dai sindacati, il servizio è in passivo, con perdite sui cinque milioni. Colpa di un sistema mai razionalizzato, con percorsi dispersivi e una procedura di prenotazione farraginosa. In compenso, nel 2007, il presidente Catania aveva voluto che tutti i radiobus (anche quelli più recenti) fossero ridipinti in giallo taxi «per renderli più visibili».
Invece di intervenire sulle criticità, insomma, Atm ha deciso di cambiare cavallo, investendo sulle navette di quartiere e trasferendo su queste mezzi e risorse. Le ultime zone servite, in ordine di tempo, sono Conchetta — Promessi Sposi e Sant’Ambrogio — ospedale San Paolo: sostituiscono dalle 22 in poi gli autobus delle linee 59 e 71. I primi dati su questo servizio, entrato in attività nel marzo scorso, sono positivi: fino a mezzanotte viaggiano con la maggior parte dei posti occupati, poi i passeggeri diventano sette o otto per corsa. Ma i risultati di questo servizio, limitato a singoli quartieri, non giustificano, anche per i sindacati, il taglio del Radiobus tradizionale. Che, stando ai piani allo studio in azienda, dovrebbe a breve avere un nuovo, definitivo concorrente: non solo navette nel weekend davanti alle discoteche per i ragazzi, ma anche punti di raccolta nei pressi di cinema e teatri. Un progetto, questo, ancora tutto da definire.
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