Articolo del: 14/03/2011 Autore: Armando Stella
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MILANO - L'era dei settanta è finita. La Provincia ha deciso di non prorogare il limite dei 70 chilometri orari sulle tangenziali, il divieto d'emergenza «transitorio» deciso il 10 febbraio scorso e introdotto il 21 del mese per ridurre le emissioni di polveri sottili: domani è l'ultimo giorno di traffico lento, il provvedimento è in scadenza, da mercoledì 16 marzo si torna a viaggiare a 90 chilometri orari.
Nel bilancio dell'operazione «traffico lumaca» ci sono circa 500 infrazioni accertate dalla Polizia stradale col telelaser (in tre settimane di controlli) sull'anello gestito da Serravalle e nessuna multa staccata sulle provinciali (sprovviste di autovelox). Ma per capire l'effettivo, eventuale impatto prodotto dall'ordinanza sui comportamenti degli automobilisti bisogna partire da un dato: sulle tangenziali circolano mediamente 410 mila veicoli al giorno. Le multe inflitte ai trasgressori - fatto un rapido calcolo - risultano statisticamente irrilevanti. L'avranno tutti presa con calma, rallentando la corsa? Evidentemente no. «La misura è tecnicamente giusta, applicata sistematicamente in molte città europee, ma bisogna farla rispettare fino in fondo» commenta Andrea Poggio, vicedirettore nazionale di Legambiente: «Aver detto ai milanesi "il limite c'è, ma non daremo sanzioni, state tranquilli", s'è rivelato un clamoroso autogol. Così è una buffonata, un'inutile presa in giro». L'obiettivo della Provincia, condiviso al tavolo dei sindaci dell'hinterland, non era quello di «bastonare gli automobilisti», ma «incentivare uno stile di guida più pulito» e «tutelare la salute pubblica in una fase di crisi ambientale». In sintesi: il ralenti doveva essere uno «strumento», non una «condanna».
La crisi, intanto. I livelli di Pm10 hanno sballato la soglia d'allarme in 57 giorni dall'inizio del 2011. Il «bonus» di 35 superamenti concesso dall'Ue è stato bruciato presto, l'8 febbraio scorso: sull'inquinamento di Milano e della Lombardia sarà aperta un'altra procedura d'infrazione. E ancora. Nell'ultima settimana, nonostante la pioggia, i veleni hanno toccato un picco di 90 microgrammi per metro cubo d'aria, quando il valore limite di legge è di 50 microgrammi. Sopra, la salute pubblica è a rischio. I 70 orari antismog avrebbero dovuto contribuire al contenimento delle micropolveri. Il modello è importato, funziona già in mezza Europa: «Il divieto è applicato sulle autostrade della Confederazione elvetica e gli svizzeri si adeguano, rallentano e non protestano» osserva il presidente della Provincia Guido Podestà: «Mi chiedo, quindi, perché sulle nostre tangenziali tanti automobilisti si ostinino a non rispettare la norma e si espongano alle sanzioni previste dal codice della strada». Già, perché? «Se manca la certezza della pena, qualsiasi provvedimento risulta inapplicabile» risponde Poggio per Legambiente: «Per altro, è davvero impossibile imporre i 70 orari sulle tangenziali senza affiancare il divieto dei 30 chilometri orari nei centri urbani».
L'ordinanza di Palazzo Isimbardi, sulla scia di quanto sperimentato all'estero, era fondata sull'analisi di «studi scientifici avanzati»: «La limitazione della velocità ottiene una diminuzione del 40 per cento nel consumo di carburante, con un parallelo calo delle emissioni inquinanti prodotte dai mezzi». La Serravalle ha posizionato 350 cartelli su 140 chilometri di tangenziali: il messaggio era chiaro. Le safety car annunciate all'avvio della campagna, però, non sono mai uscite dai box. La Provincia, alla fine, ha soltanto chiesto «attenzione» e un supplemento di «sensibilità» agli automobilisti: «I dati dell'Organizzazione mondiale della sanità e le indagini ospedaliere sulle malattie polmonari sono allarmanti». Ma né i segnali né gli appelli sono serviti: «Più della multe - conclude Podestà - penso che il senso civico dovrebbe indurre gli automobilisti a contribuire alla salvaguardia della salute. Metterci qualche minuto in più per percorrere un tratto di tangenziale non può e non deve essere considerato un evento inaccettabile».
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