Articolo del: 05/04/2011 Autore: TERESA MONESTIROLI
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Più che una rivoluzione della viabilità sarà «una riforma culturale», perché la prima cosa che bisogna cambiare, dice Carlo Masseroli, assessore all’Urbanistica, è «la mentalità dei cittadini». È a partire da questo presupposto, e dal dato di fatto che nelle casse del Comune non ci sono i soldi per realizzare grandi opere infrastrutturali, che il padre del Piano di governo del territorio ha ideato un piano di indirizzo per potenziare le piste ciclabili in città e stimolare l’uso della bici.
«A Milano ci sono 600 auto ogni 1.000 abitanti — spiega l’assessore — Più del doppio delle grandi città europee. Dobbiamo fare i conti con questa realtà se vogliamo trovare una strategia vincente». Soprattutto dopo aver constatato che il sogno promesso dal sindaco cinque anni fa di raddoppiare i chilometri di piste — da 85 a 190 entro il 2015 — è ancora lontano e che le resistenze della politica — centrodestra in testa — nei confronti delle due ruote hanno più volte frenato i progetti. Ecco allora che l’assessore studia il piano B. Una rete di percorsi ciclabili misti composto da tratti di piste esistenti e tratti di “viabilità promiscua” tra auto e bici, o tra pedoni e bici, che andrà a toccare tutta la città. Una mappa ancora in via di preparazione ma che sta già suscitando dubbi all’interno della maggioranza, tanto che le due delibere già firmate da Masseroli sono state rinviate a un futuro prossimo, probabilmente dopo le elezioni. «Sono solo state rimandate perché erano poco chiare» è la risposta ufficiale dei colleghi di giunta.
L’idea è realizzare tre cerchi concentrici (la prima circonvallazione, la 90-91 e i parchi esterni) e una serie di raggi che dal centro portano all’esterno mettendo insieme le piste già pronte con percorsi ricavati tracciando una striscia sull’asfalto, oppure trasformando i controviali in “zone a 30 all’ora” dove auto e bici convivono. Ma anche microcollegamenti tra un raggio e l’altro utilizzando, dove è possibile, i marciapiedi. La prima sperimentazione, in viale Padova, partirà lunedì. «La delibera per fare una prova anche sui controviali è già pronta — spiega l’assessore — Partiremo da viale Romagna e, se funzionerà, estenderemo il modello a tutti i controviali». Un terzo passo sarà individuare percorsi sui marciapiedi: e in questo verranno coinvolti anche i cittadini attraverso questionari inviati a casa, quartiere per quartiere.
Il progetto, quindi, avrebbe minimo impatto sulla città — toglierebbe pochissimi posti auto — e sul portafoglio del Comune. Ma come convincere i milanesi a rispettare i percorsi promiscui, se già oggi le poche piste ciclabili esistenti sono spesso invase dalle auto? «Quello che ci vuole è un patto sociale fra cittadini — dice Masseroli — È una scommessa, ma sono convinto che quando le piste inizieranno a essere usate gli automobilisti avranno più rispetto». Per gli ambientalisti, però, oltre al patto ci vuole la sanzione. «Se non si spendono soldi per le infrastrutture — osserva Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia — bisogna attuare una seria politica di regolamentazione della sosta che, prima di rendere i marciapiedi ciclabili, li faccia tornare pedonali. Una drastica azione contro le doppie file e il parcheggio selvaggio, e magari anche l’eliminazione del posteggio su un lato della via per introdurre piste ciclabili anche in strade a senso unico».
Commento: Le pista ciclabili sono la nuova piaga! Occasione di spreco politically correct, costano milioni e milioni di Euro, non le usa nessuno e ovunque danno un contributo determinante ad aumentare traffico e tempi di percorrenza. A breve un articolo su questa nuova iattura!
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