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La denuncia «Le multe vengono date solo quando c'è un investimento»
Le otto strade più pericolose di Milano
Otto zone messe sotto accusa da CamminaMilano. «Ma anche i pedoni hanno responsabilità»

Articolo del: 07/04/2011
Autore: Paolo d' Amico

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MILANO - Viale Monte Santo, alle 9 di un giorno feriale, pedoni invisibili attendono pazienti di attraversare sulle «zebre». Le auto sfrecciano e li ignorano. Piazzale Loreto, alla stessa ora del giorno dopo. Altri pedoni si prendono la rivincita. Spavaldi, attraversano la carreggiata incuranti del pericolo. Te li trovi davanti all'improvviso, dove non ci sono strisce bianche sull'asfalto né semafori. Forse chi ha studiato la viabilità (a tavolino?) ha pensato che qui fossero sufficienti i sottopassi del metrò. Chi l'avrebbe immaginato il ruolo di gigantesca calamita del poliambulatorio pubblico di via Doria - sette piani di studi medici - che gli utenti pedoni cercano di raggiungere per la via più breve? Attraversando, cioè, dove non si può. Frettolosi al punto da scavalcare le transenne poste lungo i marciapiedi nei punti pericolosi.

Il codice della strada ha previsto sanzioni per tutti: per i pedoni che non utilizzano le zebre, per gli automobilisti che non danno la precedenza (sanzione e fino a 5 punti in meno sulla patente) ai bipedi. Ma, confermano all'Associazione CamminaMilano, «le multe vengono date solo quando c'è un investimento». Una rilevazione di CamminaMilano, fatta in 20 punti diversi della città, ha messo sotto osservazione gli uni e gli altri. Collezionando, in appena una settimana, oltre un migliaio di situazioni ad alto rischio, soprattutto per la categoria più debole. Strisce pedonali disegnate nei luoghi sbagliati, perché chi attraversa non ha la visibilità, auto parcheggiate sulle strisce, che costringono i pedoni ad avventurarsi nella carreggiata senza essere visti dai mezzi in corsa. Da automobilista, è sufficiente percorrere la circonvallazione dei Bastioni per verificare che le strade cittadine sono una giungla. C'è chi frena per cedere il passo al pedone e viene insultato quando non tamponato. Da pedone, si può tentare di raggiungere la stazione Garibaldi partendo da via De Cristoforis: 300 metri in linea d'aria che diventano chilometri a voler fare il pedone ligio alle regole. Ci sono pedoni uccisi a Milano mentre attraversavano la strada, aspettavano l'autobus, il verde al semaforo o camminavano sul marciapiede.

I cittadini affidano anche alla rete le segnalazioni dei pericoli della strada. Il sito blackpoint.smaniadisicurezza elenca incroci pericolosi, attraversamenti non protetti, strisce pedonali non ripristinate. «Questa non è una città a misura di pedone - commenta Andrea Fanzago, vicepresidente del consiglio comunale -, basta guardare la difficoltà ad istituire isole pedonali come fanno le altre capitali europee».

Il codice della strada, tra le altre cose, richiede alle amministrazioni comunali di reinvestire il 10% degli introiti delle multe in opere a tutela del pedone. Calcolando che nel 2010 il Comune ha incassato in contravvenzioni 92.562.177,49 euro, ci si potrebbe aspettare un'autentica rivoluzione della viabilità a tutela di pedoni e ciclisti. Il Comune si difende ed elenca, puntuale, interventi su 11 punti critici che «entro fine aprile saranno messi in sicurezza». Illuminazione, strisce sbiadite e ridipinte, semafori, protezioni a tutela di marciapiedi e passaggi pedonali. Chi decide dove e quando intervenire, però, è il settore traffico. «Noi siamo semplici esecutori», spiega l'assessore Bruno Simini, che non sa però quantificare la spesa per i suddetti interventi. «Le segnalazioni - gli fa eco il vicesindaco De Corato - vengono da diversi soggetti, come la Polizia locale che rileva la pericolosità e l'incidentalità di un'area, i consigli di zona, i comitati dei cittadini - ribatte il vicesindaco Riccardo De Corato -. A decidere la priorità dei progetto è, però, il tavolo intersettoriale a cui partecipano il sottoscritto e l'Assessore ai lavori pubblici». La scelta? «In base al numero degli incidenti con feriti, alla loro lesività e mortalità, o alla presenza di luoghi di attrazione come scuole, poliambulatori, o fermate del trasporto pubblico». Niente feriti, niente strisce.

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