Articolo del: 16/06/2011 Autore: Livio Caputo
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(...) i moltissimi cittadini che hanno approvato la proposta di «Milano si muove» di applicare l’Ecopass a tutte le automobili e di allargare gradualmente la zona proibita fino alla cerchia ferroviaria si siano resi ben conto di quello che questa scelta comporta. Essi hanno chiesto infatti né più né meno che una rivoluzione, che comporterà costi e sacrifici sicuri a fronte di vantaggi solo ipotetici e ha obbiettivi che non esito a definire utopistici, come quello di sostituire - almeno in parte - l’automobile con la bicicletta in una città sempre più popolata da anziani e con molte strade ancora lastricate a pavé. Prima di «sviluppare il processo di trasformazione con rapidità ed efficacia», come i promotori del referendum hanno subito chiesto al Comune, sarebbe opportuno che essi rispondessero ad alcune domande di cui - ovviamente - non c’era traccia sulla scheda. 1) Quale sarà il destino dei residenti, a mano a mano che la zona proibita si allargherà? Dovranno versare il pedaggio comunque, anche nei giorni in cui non useranno l’automobile, dopo avere già pagato il bollo e tutte le spese fisse che il possesso di una vettura già comporta? E se invece fosse limitato ai giorni di utilizzo, come si effettueranno i controlli? 2) È lecito penalizzare con oltre cento euro mensili chi, per ragioni sue, che possono andare da orari di lavoro anomali a problemi di salute, deciderà di utilizzare comunque l’automobile? 3) È stato calcolato quanto una tassa giornaliera di 10 euro sui furgoni che riforniscono i negozi milanesi inciderà sul prezzo finale delle merci? 4) Visto che si vuole scoraggiare non solo l’ingresso, ma anche l’uso (e di conseguenza il possesso) dell'auto in parti sempre più estese della città, che senso ha avere costruito nell’ultimo decennio - con notevoli investimenti e disagi per i residenti - una gran quantità di nuove autorimesse? 5) Ci si rende conto che la pedonalizzazione del Quadrilatero rischia di danneggiare una delle attività più lucrose della città, perché - come ha giustamente osservato il presidente dei commercianti di via Montenapoleone Miani, «i turisti coi soldi raggiungono le boutiques con l'autista?» 6) Si è tenuto presente che per molti cittadini, per cui il tempo è ancora danaro, il ricorso obbligato ai mezzi pubblici potrebbe comportare una considerevole perdita economica? 7) La richiesta aggiuntiva dei nuovi ecologisti di rinunciare alla costruzione del tunnel tra la zona Fiera e Linate non rappresenta un passo indietro nel momento in cui tutte le città cercano di migliorare le proprie infrastrutture? 8) Qualcuno ha pensato che limitare l'uso delle auto in città senza contemporaneamente contenere anche quello dei motorini non servirebbe molto a migliorare l’aria, ma che estendere l’Ecopass alle due ruote penalizzerebbe molte importanti attività? Gli interrogativi non finiscono certo qui. C’è un aspetto perlomeno discutibile della proposta, che deve essere sfuggito a molti: oltre che a ripulire l’aria e snellire il traffico ci si propone di far cassa per finanziare i progetti contenuti negli altri referendum: questo finisce con trasformare il nuovo Ecopass in una specie di tassa di scopo imposta ai soli automobilisti, discutibile per una metropoli che dovrebbe essere in grado di realizzare con altri strumenti i suoi progetti. Comunque teniamo conto che il sì è arrivato solo dal 79,1% del 49% degli aventi diritto, cioè da poco più di un milanese su quattro.
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