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Darsena, l’ultima grana Una lite da 10 milioni può affondare il progetto

Articolo del: 20/06/2011


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Minaccia il futuro della Darsena e la sua riqualificazione una «bomba» da quasi dieci milioni. Settimana prossima gli assessori della giunta Pisapia si riuniranno per prendere in mano la «patata bollente», studiare le carte e decidere il da farsi alla luce dell’esito del referendum numero 5, quello che interrogava la cittadinanza sulla riapertura dei Navigli e la riconversione della Darsena in porto, cui il 94% dei milanesi (affluenza 49,09%) ha detto «sì». Giovedì si è tenuta l’udienza del Tar per la richiesta del risarcimento da parte della Progetto Darsena spa al Comune. Sul futuro dell’ex porto di Milano pende una spada di Damocle da ben 10 milioni di euro: i giudici si dovranno esprimere sulla legittimità e sull’eventuale importo del rimborso preteso dal consorzio che avrebbe dovuto costruire il maxiparcheggio subacqueo da 700 posti - la richiesta è di 9 milioni 800mila euro - a Palazzo Marino per la mancata realizzazione.
Facciamo un passo indietro: dopo che il sindaco Letizia Moratti nell’ottobre 2009, dopo anni di lungaggini dovute ai ritrovamenti archeologici nell’area, alle difficoltà finanziarie del consorzio, intoppi progettuali (la richiesta in corso di aggiungere anche 300 box privati), ha rescisso il contratto di concessione con i costruttori per «gravi inadempienze», i vincitori della gara si sono rivolti alla giustizia. Il Consiglio di stato nel dicembre 2010 ha dichiarato illegittima la decisione dell’amministrazione imponendo la restituzione dell’area di cantiere. Ma il sindaco, che aveva deciso di mettere fine a una vicenda diventata letteralmente una palude, è andata dritta per la sua strada. La cordata di imprenditori ha rinunciato ufficialmente all’opera - «abbiamo cercato lavoro altrove perché non possiamo rimanere attaccati a un cerino per una vita» dicono - e ha giocato la carta della rivalsa economica. «Il Comune non si nasconda dietro il contenzioso al tribunale amministrativo - polemizza Giampiero Villoresi, socio della Progetto Darsena spa - l’area è tornata in suo possesso già nel 2009. Lo scorso dicembre il Consiglio di Stato ci ha dato ragione sull’illegittimità della rescissione della convenzione ma l’amministrazione non ci ha restituito l’area e noi abbiamo rinunciato all’opera, chiedendo il risarcimento danni. Il destino della Darsena è nella mani del sindaco ormai».
Ecco allora che la patata bollente della Darsena, ridotta a una palude a cielo aperto, nonostante la riqualificazione temporanea, passa alla giunta Pisapia che si riunirà settimana prossima per vedere il da farsi e cercare la strada più breve per trasformare in realtà la volontà dei cittadini, bilancio comunale (compreso l’eventuale risarcimento) permettendo. «La Darsena è tra le priorità del nostro mandato - spiega Lucia Castellano, assessore a Casa, Demanio e Lavori pubblici -: intendiamo rispettare la volontà popolare espressa nelle consultazioni. Ho visto le carte, ma mi devo consultare in settimana con gli altri colleghi competenti sul tema per decidere la strada da percorrere».


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